Un 42enne originario di Gela si è tolto la vita

Un uomo di 42 anni, originario di Gela, si è tolto la vita nel carcere di Ravenna, dove era rinchiuso per rapina dal 29 settembre. A livello nazionale si tratta del 54esimo suicidio in un istituto di pena. I sindacati tornano ad accusare il sovraffollamento, che rende invivibili le carceri. Quello di Ravenna è considerato un carcere di transito, ma attualmente vi si trovano circa 140 detenuti contro una capienza di circa 60.

Ad aver dato notizia dell’ennesimo suicidio in carcere è stata la Uil Pa Penitenziari, attraverso il segretario generale Eugenio Sarno.
“Il detenuto di origine siciliana, nato a Gela, D.B.C. aveva 42 anni ed era stato arrestato il 29 settembre per rapina. Già noto alle forze dell’ordine, aveva anche un passato da collaboratore di giustizia. Intorno alle 8 di questa mattina è stato scoperto il cadavere nella cella in cui si trovata il detenuto. Sarà pur vero che è difficile dimostrare il nesso tra le condizioni detentive e la decisione di evadere dalla propria vita, ma quando ciò capita in un istituto come Ravenna questo nesso rappresenta una quasi certezza”.

“In quella struttura – prosegue Sarno – l’affollamento medio si attesta all’incirca verso il 145- 150 %. Potrebbe contenere al massimo 59 detenuti ma le presenze sono sempre molte di più. Nell’ultima rilevazione effettuata il 29 settembre se ne contavano 143. Il contingente di personale è ridotto all’osso e i servizi sono organizzati in maniera da non poter garantire i livelli minimi di sicurezza. A fronte di un contingente previsto di 78 unità ne risultano in servizio solo 52. Una carenza organica di circa il 34% che rischia di paralizzare l’intera organizzazione. Di fronte al ripetersi di eventi luttuosi, all’esplosione delle violenze come testimonia la maxi rissa di Pesaro, all’accertata impossibilità di gestire il sistema non possiamo non inviare al Capo del DAP l’ennesimo invito affinchè convochi un tavolo di confronto ed appellarci al Parlamento perché legiferi in materia. Per quanto ci riguarda – conclude Sarno – noi riteniamo che il Governo, il Pres. Berlusconi e il Ministro Alfano avendo già proclamato lo stato di emergenza per le carceri abbiano tutti gli strumenti e tutte le motivazioni per procedere in via di decretazione urgente. Soprattutto per quanto attiene la possibilità di nuove assunzioni in polizia penitenziaria . Non è, certo, una soluzione esaustiva ma rappresenterebbe un gradito segnale, utile ad alimentare la speranza. Ogni giorno che passa, infatti, si connota per l’ affievolirsi delle motivazioni e per la depressione del personale che è oramai consapevole di essere l’ultimo, isolato e debole baluardo a difesa della dignità umana in quelle città fantasma che sono le nostre carceri”.