
La Uil: “Da 13 anni non viene aggiunto un agente”
Dopo il suicidio del 42enne, trovato impiccato ieri mattina nella propria cella, si torna a parlare del problema del sovraffollamento del carcere di Ravenna, che unito alla carenza cronica di personale di sorveglianza rende la casa circondariale di Ravenna una bomba a orologeria.
“Ieri sera eravamo a 140 detenuti – racconta Giacomo Pasquale, agente di polizia penitenziaria e rappresentante della Uil Pa Penitenziari di Ravenna – e il personale è costantemente carente. Sulla carta siamo 52, ma poi ci sono le sospensioni, le malattie, i riposi…. E le ferie, visto che quest’anno ci stiamo godendo le ferie non godute negli anni passati. In queste condizioni facciamo turni che anziché di 6 ore sono quasi sempre di 8, spesso anche di 10. E da 13 anni nel carcere di Ravenna non viene aggiunto un agente”.
L’ideale, invece, sarebbe averne una ventina di agenti in più come previsto dalla pianta organica del carcere ravennate. Anche perché quelli che ci sono hanno un’età media piuttosto alta e prossimi al pensionamento.
La direzione ha inoltrato richieste scritte a tutti gli enti preposti, ma al di là delle promesse non è arrivato altro. E nel frattempo nessuno si spiega perché nella casa circondariale di Ravenna il personale sia diminuito mentre i detenuti si sono moltiplicati.
“Non è vero che quello di Ravenna sia ‘solo’ un carcere di transito – prosegue Pasquale -. Essendo una casa circondariale ci sono detenuti definitivi, che devono scontare pene inferiori a 5 anni. Poi ci sono le custodie cautelari, che in certi mesi, soprattutto in estate, ci fanno raggiungere i 60-70 ingressi al mese, non compensati dal numero di uscite. Questo comporta un via vai continuo, che ci costringe a frequenti sfollamenti”.