Ancisi: “L’ordigno è stato trasportato come un giocattolo, con gravi rischi”
In un’interrogazione al sindaco, Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna a Palazzo Merlato, interviene sul caso della bomba nella pialassa.
“Il sindaco di Ravenna fa parte, per legge, del Comitato Portuale di Ravenna, massimo organo di governo dell’Autorità Portuale locale, ente pubblico di governo del porto”, esordisce Ancisi.
“Leggiamo che ‘l’ordigno bellico che da più di tre mesi si trova sul fondale della pialassa Piomboni verrà bonificato domenica 7 novembre… Verrà evacuata un’ampia zona che include, oltre alla parte finale del porto, anche una porzione dei centri abitati di Marina di Ravenna e di Porto Corsini. La bomba verrà fatta brillare in mare aperto… Domenica mattina l’ordigno verrà estratto dal fondale fangoso. La seconda fase sarà quella di trasporto e sarà la più delicata, perché dovrà essere percorso il Candiano’.
Questo dimostra abbondantemente, continua il consigliere comunale, “quanto irresponsabile, se non delittuoso, sia stato il comportamento di chi, venuto a conoscenza del ritrovamento di una mina tedesca con 700 chili di esplosivo da parte della draga che stava compiendo lavori di approfondimento dei fondali nel canale Candiano, non solo non ne ha fatto immediata denuncia alle autorità competenti ad assumere ogni decisione e iniziativa al riguardo, ma abbia deciso e operato per trasportare quella bomba e inabissarla nelle acque della pialassa Piomboni. Nove risultano le persone indagate dalla Procura della Repubblica per i reati ipotizzati di attentato alla sicurezza dei trasporti, rimozione od omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, detenzione e al trasporto di materiale esplosivo.
Risibili sono state le ‘giustificazioni’ ufficiose di tale comportamento: di aver limitato i danni economici dovuti alle misure di sicurezza che avrebbero bloccato i lavori, aumentando i costi di noleggio della draga, come se valessero più del rischio altissimo di provocare stragi e catastrofi; e quella di aver portato la bomba nella pialassa perché ‘lontana da possibili rotte di imbarcazioni’, come se i Piomboni non rappresentassero un patrimonio ambientale prezioso e senza tener conto che la pialassa non è certo impedita alla navigazione di barche, essendo tuttora soggetta all’uso civico della pesca.
La magistratura dovrà accertare e perseguire le responsabilità penali, ma questo non esonera nessuna autorità pubblica locale dai propri doveri e compiti, su cui a tutt’oggi regna la totale oscurità. I punti in discussione non sono di poco conto.
1) La vicenda è giunta a conoscenza dei cittadini non tramite la doverosa comunicazione da parte delle autorità più direttamente interessate, specificamente l’Autorità Portuale e il Comune di Ravenna, ma dalla stampa locale, a seguito di un articolo pubblicato sul quotidiano il Resto del Carlino e poi dagli altri organi di informazione. Neppure successivamente, in segno di dispregio della trasparenza che deve informare ogni pubblica amministrazione, tali autorità hanno sentito il dovere di spiegare cos’era successo e perché, e come abbiano eventualmente fatto fronte alle rispettive incombenze.
2) Il fatto più grave è, infatti, che, tra i nove indagati, figura, si è letto, “un alto dirigente dell’Autorità Portuale”, ipotesi che ne restringe al massimo l’individuazione. Dunque, chi dovrebbe “indirizzare, coordinare e controllare le operazioni portuali” (è scritto nel sito ufficiale come mission dell’Autorità Portuale) avrebbe concorso e si presume autorizzato addirittura a violare le norme più elementari che tutelano il porto di Ravenna, mettendone a gravissimo rischio la sicurezza. Nulla si è saputo sull’avvio di un procedimento disciplinare da parte dell’Autorità Portuale e tanto meno sull’adozione di misure amministrative cautelative in attesa che la giustizia penale faccia il suo corso. In poche parole: quel dirigente è ancora lì al suo posto e con le stesse responsabilità, come se nulla fosse successo? Crediamo, purtroppo, di sì.
3) Altro indagato con qualifica di pubblico ufficiale, coinvolto nella vicenda, è un pilota del porto, dipendente dal servizio, sottoposto a vigilanza pubblica, che svolge le funzioni di pilotaggio nel porto-canale di Ravenna al fine di garantirne la sicurezza. Quali provvedimenti amministrativi sono stati assunti al riguardo? Nessuno anche in questo caso?
La comunità locale ha subìto e dovrà subire danni notevoli, morali ed anche economici, come quelli alle attività portuali e come i costi delle operazioni di evacuazione di buona parte di Marina di Ravenna e Porto Corsini. L’amministrazione comunale e l’Autorità Portuale non credono fin d’ora di doversi, al momento opportuno, costituire parte civile nei procedimenti penali a carico dei responsabili?”.