
Alessandra Bagnara, presidente Donne in rete, lancia l’allarme su Rai3
Domani, venerdì 15 ottobre, la ravennate Alessandra Bagnara, presidente dell’associazione nazionale Donne in rete contro la violenza (Dire), interverrà alla trasmissione “Articolo 3”, in onda su Rai 3 dalle 21.
Come spiega l’associazione, “all’interno del programma saranno affrontati i temi della violenza contro le donne e dell’attuale condizione dei centri antiviolenza e delle case delle donne, che vedono con sempre maggior frequenza ridursi i finanziamenti.
L’associazione nazionale Donne in rete contro la violenza richiama le istituzioni, a partire dal Governo, al dovere di intervenire con un piano d’azione nazionale, che abbia una adeguata copertura finanziaria, per impedire la chiusura dei centri antiviolenza e delle case rifugio, come accaduto in alcune città. I tragici episodi di femminicidio degli ultimi anni e il numero sempre crescente di donne che denunciano episodi di violenza familiare – sottolinea l’associazione – impongono l’implementazione e il sostegno dei centri antiviolenza e delle case delle donne presenti sul territorio”.
L’associazione Dire, costituitasi da circa due anni, “riunisce attualmente 58 centri antiviolenza e case delle donne, da Palermo a Merano: si tratta di realtà che in vent’anni di attività hanno dato voce, studi e saperi a migliaia e migliaia di donne che sono uscite dalla violenza ed hanno conquistato l’indipendenza e la libertà.
Per quanto riguarda Linea Rosa, il centro di Ravenna gode, in controtendenza con quanto avviene a livello nazionale, di una convenzione con il Comune, approvata all’unanimità dall’intero consiglio comunale, che permette la gestione del centro antiviolenza e di due case rifugio per donne con i propri bambini vittime di violenze familiari”.
“Le rigide misure di controllo del debito pubblico prese a seguito della crisi economica riducendo drasticamente i trasferimenti agli enti locali – commenta l’assessore alle Pari opportunità Giovanna Piaia – si stanno ripercuotendo in maniera oltremodo negativa sui servizi pubblici.
I centri anti violenza sono servizi essenziali, ma rischiano di essere servizi deboli quando non riconosciuti come parte di un sistema integrato.
Il Comune di Ravenna è tenuto dalla legge regionale sulla promozione della cittadinanza sociale a garantire i servizi specificatamente rivolti alle donne vittime di violenza, promuovendo in particolare il concorso dei soggetti auto organizzati della società civile, quali il volontariato di donne.
Un’attenta lettura dei bisogni delle persone e della comunità mette in prima linea la tutela della donna vittima di violenza come forma di aberrazione sociale e non ammette la distorsione di finanze pubbliche su questa attività di protezione e prevenzione.
Per questa ragione guardiamo con seria preoccupazione al rischio di fare passi indietro, di vedere chiudere per mancati finanziamenti centri e sportelli sui territori che fungono da ricettori indispensabili di una problematica di vita così seria e delicata per le donne e tanto frequentemente anche dei loro figli”.