
Ancisi (LpRa): “Manca l’indicazione del fine lavori. Dal Comune nessuna risposta”
“A fianco della via Trieste, sul lato sinistro venendo da Ravenna, quasi sul canale Lama e nei pressi del tiro a segno, un vecchio deposito di gasolio era stato sottoposto, almeno 5 o 6 anni fa, a lavori di ristrutturazione dell’immobile, con lo scopo, com’era scritto nel cartello di cantiere, di realizzarvi dei monolocali per studenti universitari”. A parlare è Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna in consiglio comunale.
“Segnalavo che il progetto, avviato presumibilmente con finanziamenti pubblici, era stato interrotto e che da lungo tempo il fabbricato versava in malora. Il cartello di cantiere era a pezzi ed illeggibile. Nel silenzio inspiegabile dell’amministrazione comunale, chiedevo ragguagli sul progetto e sulle ragioni del suo fallimento e sulle relative responsabilità. Chiedevo anche se e come l’amministrazione comunale intendesse procedere perché il triste spettacolo offerto a chi transita sulla via Trieste sia rimosso e il sito convenientemente riqualificato”.
“Nessuna risposta è pervenuta, neppure ai giornali che hanno ripreso la mia interrogazione. Ma, ripassando di lì, si nota che qualcosa si è mosso, dimostrando che era andata a segno. In una nuova foto, si vede la facciata dell’ex deposito ripulita dagli stracci pendenti. Il cartello dei lavori vecchio e illeggibile è sparito, sostituito da uno nuovo fiammante sulla via Lussino, in cui si legge di un “Completamento lavori di ristrutturazione per ricavo di 8 monolocali”, che sarebbe iniziato il 28 luglio 2008. Manca l’indicazione del fine lavori. Il cartello non è stato posto nel 2008, perché dovrebbe essere almeno un po’ sbiadito e perché le fascette di plastica che lo legano al cancello e la catena che tiene il lucchetto sono nuove, praticamente uscite dalla ferramenta”.
“Il mistero non è risolto. A Ravenna la trasparenza sugli immobili non è dunque maggiore che a Montecarlo.
Ne chiederò la spiegazione al servizio comunale del Controllo edilizio. Resta peraltro ogni perplessità sulla localizzazione di uno studentato accanto all’acqua malefica e stagnante di un inquinatissimo canale e sulla sua compatibilità con la vagheggiata riqualificazione della Darsena”.