Consorzio, l’accusa di Ancisi (Lpra)

“Dunque la colpa del buco del Consorzio è tutta del servo fedele, diventato infedele non appena rovesciatasi la convenienza, prima usato ed ora, come nelle più ciniche purghe staliniane, gettato”. A parlare è Alvaro Ancisi, capogruppo in consiglio comunale di Lista per Ravenna.

“Nell’azione di responsabilità che il sindaco, scatenando a costo zero per lui gli avvocati del Comune, rivolgerà contro il capro espiatorio, non mi candido come testimone a difesa dell’ex direttore, Savorelli, che saprà come farlo, bensì come testimone d’accusa contro il sindaco e tutti quelli che, come consiglieri di amministrazione o membri dell’assemblea, hanno approvato i bilanci falsi da cui discende ogni degenerazione dei conti di gestione. Se non sapevano quello che approvavano, se non si rendevano conto di come la contabilità, sotto il diretto controllo loro e dei revisori dei conti da loro scelti e nominati, veniva falsificata, l’accusa che si dovrebbe rivolgere a Savorelli, ma che non potrebbe assolverli di fronte alla gente, è quella di circonvenzione d’incapaci, giacché i cordoni della borsa, da cui sono uscite le maggiori spese rispetto a quelle scritte nei bilanci, erano interamente nelle loro mani, con la rigorosa esclusa dell’opposizione, tagliata fuori interamente dalla gestione del Consorzio e da ogni nomina di amministratori, dirigenti e revisori dei conti dell’ente stesso. Insomma, il Consorzio era cosa loro e chiamarsene fuori o addirittura cercare di tirarci dentro l’opposizione è solamente intorbidire le acque perché non si faccia chiarezza sulle loro colpe.
Confido che la magistratura saprà ben leggere le carte, che comunque saprò continuare a mostrarle.
Ma se “non potevano sapere”, se non c’è stata “luce di controllo politico e amministrativo che potesse illuminarli” (come ha recitato il sindaco), basta un minimo di analisi logica e la favola diventa incredibile perfino ai bambini dell’asilo.
Tre infatti sono stati i fattori che hanno prodotto i falsi di bilancio: i pagamenti delle fatture delle cooperative sociali rinviati all’anno dopo, i crediti gonfiati e alla fine addirittura anche inventati e il mancato controllo da parte del Comune di Ravenna dei costi delle prestazioni a suo carico.
1.Le fatture erano conseguenza di bandi di gara che stabilivano anno per anno gli importi da pagare. Bastava fare, anno per anno, la somma degli importi fissati dai contratti per i vari servizi gestiti dalle cooperative e confrontarli con gli importi totali delle fatture iscritte nel bilancio di competenza: un’operazione che si impara alle elementari, da cui si sarebbero visti i “buchi” sui pagamenti.
2.Bastava leggere gli elenchi dei crediti allegati ai rendiconti che il sindaco, gli altri soci e i consiglieri di amministrazione approvavano, per rendersi conto che in gran parte non erano più esigibili, per lo meno quelli insoluti da più di cinque anni, che, per la Corte dei Conti, non vanno scritti nei rendiconti. Nel 2008, bastava chiedere l’elenco dei rimborsi sui prestiti sull’onore versati alle banche causa mancati pagamenti delle rate da parte degli assistiti, per rendersi conto che la somma era di 306 mila euro e non di 2 milioni e 232 mila, come scritta nel rendiconto.
3.Bastava che il sindaco, il direttore generale, la Ragioneria del Comune, ecc., alla fine di ogni anno, com’ è d’obbligo in ogni ente pubblico o società privata, perfino nelle bocciofile o addirittura nelle più modeste ma oculate famiglie, chiedessero il rendiconto delle prestazioni di servizio effettuate dal Consorzio per conto del Comune stesso, evitando di pagare la cifra iscritta nel bilancio comunale di previsione al buio: si sarebbe visto che c’era un buco grosso di costi che l’amministrazione comunale avrebbe dovuto riconoscere, quel buco, rinviato di anno in anno, venuto al pettine solo alla fine della commedia. Nella commissione d’indagine, a domanda del sottoscritto, lo stesso direttore generale del Comune ha ammesso che questo è stato un “grosso errore” del Comune. Va messo in conto di Savorelli o dell’amministrazione comunale di cui il sindaco è il primo responsabile?
Sulla “relazione” del sindaco e sugli sproloqui di alcuni della maggioranza di ieri, ci sarebbe da dire a non finire. Oggi mi fermo qui. Ma non finisce qui, stiano certi tutti quelli che, non conoscendo il pericolo, cercano di darsi un senso tirandomi per la lingua”.