Ancisi commenta la sentenza della Corte dei Conti: “Vale molto meno di qualunque giudizio politico e morale”
Il capogruppo di Lista per Ravenna in consiglio comunale Alvaro Ancisi commenta la sentenza della Corte dei Conti, che ha condannato quattro amministratori e funzionari dell’AUSL e un professionista esterno a risarcire l’azienda per l’importo totale di 1 milione e 500 mila euro, a seguito dei danni prodotti in occasione della costruzione del Palazzetto della Prevenzione, il cosiddetto “Palazzo Ambiente”.
“Secondo la Corte – spiega Ancisi – i danni sono stati causati “dalla “frettolosa aggiudicazione dei lavori, di ingentissimo importo, contemplati in un progetto ormai obsoleto e caratterizzati dalla volontà di beneficiare di un contributo non altrimenti ottenibile”, nonché dalla rescissione del contratto d’appalto basata su “motivazioni di allarmante futilità”. La responsabilità di gran lunga maggiore è stata attribuita all’ex direttore generale, Alessandro Martignani, condannato a risarcire 1 milione e 260 mila euro; l’ex direttore amministrativo, Ivanna Villa, dovrà rimborsarne 112 mila; il direttore dei lavori 24 mila; i due ex responsabili rispettivamente delle attività tecniche e patrimoniali dell’AUSL 8 mila ciascuno”.
“La brutta storia fu esposta dai consiglieri comunali di Lista per Ravenna (Ancisi, Giannotti e Spadoni) il 21 febbraio 2000 con un’interpellanza/dossier rivolta al sindaco, intitolata: “Cinque miliardi in malora nelle rovine del Palazzo Ambiente”. Il “Palazzo Ambiente” sarebbe dovuto sorgere laddove oggi, al suo posto, si trova il Centro di Medicina e Prevenzione (CMP) dell’AUSL, accanto all’ospedale civile di Ravenna e alla camera mortuaria e confinante col Bosco Baronio. La costruzione, iniziata nel 1994, avrebbe dovuto essere completata entro il 1998, comportando una spesa di 11 miliardi e 700 milioni di lire, tra primo lotto (costruzione del grezzo, avvenuta entro il 1996) e secondo lotto. Vi si sarebbero dovuti trasferire, nei cinque piani, i servizi di igiene pubblica, veterinario e medicina del lavoro dell’AUSL e l’Agenzia Regionale per l’Ambiente (ARPA), che erano ospitati in sedi fortemente disagiate e disfunzionali, nel caso di ARPA addirittura fatiscenti (tuttora gli stessi). L’opera fu sospesa nel 1998 dalla ditta appaltatrice, dopo che aveva compiuto lavori del secondo lotto per 160 milioni di lire, addebitando all’AUSL le colpe della sua decisione”.
“L’interpellanza di Lista per Ravenna documentava che l’opera, essendo state trascurate la messa in sicurezza e la custodia del cantiere, era stata lasciata andare in totale rovina, con un danno, irrecuperabile, di almeno 5 miliardi. Ci fu risposto sdegnosamente che ogni danno sarebbe stato addebitato alla ditta appaltatrice, essendo ogni ragione dalla parte dell’AUSL. Così non è stato, perché l’arbitrato tra l’AUSL e la ditta appaltatrice si concluse con la sconfitta dell’azienda. Sta di fatto che i lavori furono ripresi, con un’altra impresa edile, solo il 12 gennaio 2001, con una previsione di spesa che, tra vecchi e nuovi lavori, compresi quelli necessari per risanare il grezzo andato in malora, avrebbe portato i costi dell’opera dai 12 miliardi della previsione iniziale a 19. A questa parte della vicenda si ferma il giudizio della Corte dei Conti. Scrissi allora: “Certo, la prospettiva che l’AUSL (e quindi i cittadini contribuenti) paghi tutto, e di più, è molto reale”. Andrà a finire così, salvo spiccioli, in quanto l’ex direttore generale dell’AUSL è deceduto e non ci si potrà rivalere sugli eredi; così anche per l’ex direttore dei lavori, deceduto pochi giorni fa. A lui si deve la nota del 13 marzo 2003, da me richiesta, “sui costi di costruzione sostenuti per la totale realizzazione dell’ex palazzetto della Prevenzione ed oggi Centro di Medicina e Prevenzione”, che, sommando i costi del primo stralcio (4 miliardi e 384 milioni di lire), quelli del secondo stralcio (20 miliardi e 230 milioni!), quelli per i parcheggi e la strada di accesso (3 miliardi e 662 milioni), quelli per arredi e attrezzature (1 miliardo e 800 milioni), fa sì che il palazzo CMP costi 30 miliardi e 76 milioni di lire”.
“La sentenza della Corte dei Conti vale dunque molto meno di qualunque giudizio politico e morale la cittadinanza può esprimere da sé su quanto le è costato il malgoverno della sanità locale che ha fatto sorgere l’ennesima opera di regime sulle fondamenta di tanti miliardi sprecati, almeno la metà di quelli spesi, e di ritardi clamorosi nel dare risposta ad un bisogno urgente di una sede dignitosa e funzionale a servizi primari essenziali”.