Il punto del prefetto: “Ecco le persone che lavorano per lo Stato. Occorreva fidarsi, prima di tutto questo”

“The day after” il brillamento della mina recuperata in piallassa è il tempo dei ringraziamenti. E per il prefetto anche di “togliersi un sassolino dalla scarpa”. Tutte le persone impegnate nella mobilitazione “erano operatori pubblici – ha detto Riccardo Compagnucci -, stavano lavorando per lo Stato. Ecco, se qualcuno ancora non crede nella capacità dello Stato di dare, con serenità, risposte efficienti e professionali non ha capito quali siano i rapporti istituzionali. Ci sono uomini che per pochi euro mettono a repentaglio la propria vita: se ci fosse stata più fiducia in loro tutto si sarebbe risolto in un’operazione meno onerosa e difficoltosa.

Insomma, “la mina era già sulla barca, in due giorni si sarebbe fatto tutto”. Invece la rimozione e il brillamento della mina tedesca della Seconda Guerra Mondiale – ritrovata durante i lavori di escavo del Candiano e poi trasportata segretamente in piallassa – si è rivelata complessa. Ha coinvolto 350 uomini tra Forze dell’Ordine, Capitaneria di Porto, Vigili del Fuoco, Croce Rossa Militare, Polizie Locali, Servizio Emergenza “118” e Volontari del Coordinamento Provinciale, interessando circa 4 mila persone tra Marina di Ravenna e Porto Corsini.
 

Ieri l’epilogo, con l’esplosione, al largo di Foce Reno, dell’ordigno da 700 chili di tritolo, che ha provocato una colonna d’acqua di circa 160 metri. Le operazioni “tecniche” sono state condotte dal Nucleo Sdai (Servizio difesa antimezzi insidiosi, della Marina Militare) di Ancona, guidato dal tenente di vascello Tommaso De Rossi. Il Nucleo – il suo personale è addestrato al Comando subacquei ed incursori (Comsubin) – ha come missione prioritaria l’incolumità pubblica.

Come ha ricordato il comandante De Rossi, da luglio a oggi sono stati 5 gli interventi “preparatori” in vista delle operazioni. Domenica 7 novembre nel Piombone la mina è stata imbracata e si è svolta la delicata operazione dell’aggancio (l’oggetto poteva ad esempio prendere una direzione incontrollata) al rimorchiatore Espada della ditta Sers, che l’ha trasportata al largo.

L’ordigno - che non era semplicemente adagiato sul fondo della piallassa – è stato assicurato a un galleggiante creato per l’occasione (nelle foto, di colore giallo), mentre era pronto per ogni evenienza un secondo galleggiante. Poi il passaggio lungo il Candiano. Se fosse scoppiato, è stato detto, non ci sarebbe stato scampo per nessuno nel raggio di 200 metri.

Tutto è andato alla perfezione, esemplare anche il comportamento dei cittadini. Unica discrasia – ha sorriso per un attimo il prefetto – il fatto che qualcuno sia rimasto senza panini… L’emergenza ha fornito un ulteriore possibilità, come hanno ricordato gli assessori di Provincia e Comune, Eugenio Fusignani e Gabrio Maraldi: quella di testare il sistema di Protezione civile, in un punto del territorio così delicato.

Ora è “cessato allarme”, anche se non si esclude che l’approfondimento dei fondali possa riportare alla luce altri ordigni. Ancora da quantificare i costi materiali e sociali della mobilitazione.

ma.mont.