
L’intervento Cgil sulle regole per le primarie della Provincia
“Una discriminazione e un preoccupante passo indietro rispetto alle precedenti esperienze di consultazioni primarie” la Cgil commenta così le recenti modalità individuate dalla coalizione di centrosinistra per le primarie della Provincia di Ravenna, che escludono dal voto i sedicenni e la popolazione straniera non iscritta alle liste di coalizione.
“Per individuare il proprio leader, la coalizione ha deciso di limitare il diritto di voto solo ai cittadini migranti iscritti a un partito facente parte di quello schieramento politico – spiega Cgil. Così facendo si applica una restrizione che riguarda solo i potenziali elettori stranieri non quelli italiani, che invece potranno votare anche a prescindere dalla loro appartenenza politica.
Il dibattito sul diritto di voto ai migranti è presente e attuale, ma sembra sempre più lontano anche alla luce delle esternazioni del ministro Maroni che proprio in questi giorni dichiarava ‘finchè sarò io ministro degli Interni ai migranti non sarà mai riconosciuto il diritto di voto’.
La Convenzione di Strasburgo del 1992, che l’Italia non ha mai ratificato, già esplicitava il diritto di voto amministrativo e proprio l’Anci nazionale si è fatta promotrice di una proposta di legge per l’estensione del diritto di elettorato attivo e passivo. Tutti questi tentativi non si sono però tradotti in provvedimenti normativi.
Le primarie si pongono uno straordinario momento di partecipazione, un laboratorio politico di educazione ai diritti e alla politica, in grado di anticipare e raccogliere istanze di democrazia ed accesso ai diritti che attualmente non trovano ascolto.
All’indomani delle drammatiche situazioni di Brescia e Milano che manifestano il fallimento delle politiche per l’immigrazione basate sull’esclusione e lo sfruttamento, non ci possiamo permettere di dare forza a chi pensa che il migrante sia solo un lavoratore da sfruttare, meglio se in nero, non una persona portatrice di dignità, diritti e doveri come tutti gli altri cittadini.
La Cgil sostiene che l’allargamento dei diritti di cittadinanza, dei diritti sociali e civili ai migranti sia una delle condizioni ineludibili per la costruzione di un modello di società inclusivo, a prescindere dal luogo di nascita o della cittadinanza delle persone. E’ stata persa una buona occasione per valorizzare l’esperienza e le buone prassi attuate da alcuni Comuni della nostra Provincia nel campo delle politiche migratorie. Le numerose questioni ancora aperte che riguardano le condizioni di vita e di lavoro di numerosi cittadini stranieri dovranno essere affrontate con coraggio, competenza e senso di realtà dai nuovi amministratori provinciali”.