L’intervento di Alvaro Ancisi (Lista per Ravenna) sul caso Galletti-Abbiosi

Il capogruppo di Lista per Ravenna Alvaro Ancisi interviene “sulla causa civile intentata dalle ex orfane dell’orfanotrofio Galletti Abbiosi per ottenere il riconoscimento dei loro diritti in relazione all’amministrazione dei beni patrimoniali lasciati in eredità all’orfanotrofio stesso dal Conte Carlo Galletti Abbiosi.

Confermo, al riguardo, il mio augurio e l’auspicio, già espressi più volte, che sia fatta piena giustizia dalla magistratura – spiega il capogruppo.
Apprezzo il contributo dato dal consigliere Costa all’acquisizione, da parte del Comune di Ravenna, di ogni possibile documentazione utile a definire il ruolo avuto dai sindaci di Ravenna all’interno delle istituzioni che sono succedute all’orfanotrofio originario, in particolare sui provvedimenti adottati riguardo alle vendite del cospicuo patrimonio, soprattutto immobiliare, ricevuto in eredità dal Conte.

Prendo atto che sono avvenute col voto unanime dei consiglieri di amministrazione in carica, compreso, non avendone mai dubitato, quello dei sindaci o loro delegati che ne hanno fatto parte. Che siano state “approvati” (in realtà, vistati) dagli organi di controllo allora vigenti (prima il Prefetto e poi il Comitato regionale di controllo) è lapalissiano, perché altrimenti sarebbero stati annullati e non staremmo qui a parlare di vendite.
 

Dev’essere però chiaro che nessuna responsabilità, neppure indiretta, neppure politica, può essere rivolta al ruolo dei consiglieri comunali in nessun momento della lunga vicenda, risalente agli anni del dopoguerra, per la semplice ragione che non vi hanno avuto alcuna parte. Sottolineare, come la stampa ha ripreso, che l’8 febbraio 1994 il consiglio comunale ha approvato all’unanimità, compresi “gli attuali consiglieri Ancisi, Perini e Spadoni”, la fusione dell’Istituzione Galletti Abbiosi con l’Istituzione mons. Morelli, non si capisce, secondo logica, che cosa voglia far intendere.
I consigli delle due istituzioni avevano deciso questa fusione – a cui più avanti si è aggiunta la fusione con l’Istituzione Pallavicini Baronio – ai sensi della legge regionale 1 giugno 1992, n. 27: “Criteri e procedure per la depubblicizzazione ed il riconoscimento della personalità giuridica di diritto privato alle istituzioni pubbliche regionali ed infrareregionali di assistenza e beneficenza”, e in particolare dell’art. 9 sulle “Iniziative di riordino…delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza, con l’obiettivo di adeguare la rete dei servizi pubblici alle esigenze locali, anche attraverso la loro integrazione con le risorse private esistenti nel territorio”.

Si è trattato dunque di un atto dovuto, che ha significato unificare le attività delle due istituzioni che svolgevano “attività di assistenza in favore di minori residenti nel Comune di Ravenna e nei comuni della provincia secondo le previsioni e finalità degli statuti originari”, ivi compreso, sempre secondo logica, il rispetto degli obblighi contenuti originariamente nel lascito del conte Galletti Abbiosi. In parole ancora più semplici, questa fusione non ha tolto né modificato nulla dei diritti delle orfanelle.

Per inciso, lo statuto del nuovo ente, approvato nell’occasione dal consiglio comunale, prevedeva che il consiglio di amministrazione fosse costituito, oltre che da rappresentanti della Chiesa e di enti pubblici, due membri designati dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna e il primo Massaro della Casa Matha”.