
L’ex capogruppo dà la sua interpretazione di risultati elettorali
Non sono bastate quattro pagine fittamente scritte per contenere tutta la delusione e lo sdegno di Eugenio Costa, ex capogruppo Pdl in consiglio comunale. Le 225 preferenze ottenute non sono state sufficienti a riportarlo sui banchi di palazzo Merlato e questo, francamente, ha lasciato di stucco anche chi, per cinque anni, ha seguito la sua attività di consigliere.
Come la furia di Orlando, la rabbia di Costa non ha un solo obiettivo, anche se è chiaramente al suo partito, il Pdl, che riserva i fendenti più duri. Ed è una rabbia che parte dall’altissimo, da Berlusconi, per arrivare ai vertici dei circoli locali.
Attacco al Pdl
La colpa più grave del padre fondatore di Forza Italia prima e del Pdl poi è quella di “dimostrare un egoismo e un egocentrismo smisurati. La sofferenza è evidente, ma Berlusconi e i suoi accolti sembrano non accorgersene. Il Pdl è come un malato che fa finta di non esserlo, anche se dappertutto si tengono riunioni ‘carbonare’ per parlare del dopo Berlusconi. Se non si designa un successore, quando Berlusconi per qualsiasi motivo non sarà più al vertice il partito salterà per aria in 15 giorni”.
L’amore per il partito e la speranza di riuscire a portare un rinnovamento nella classe dirigente sono le uniche cose “che mi fanno restare, perché a caldo avrei ‘sbaraccato’ tutto. Invece rimango, ma con un obiettivo: resettare la struttura sia a livello di persone che di metodo, con un occhio al post Berlusconi”.
I risultati elettorali
In quanto al presente, Costa non vede nulla di positivo nei risultati elettorali. “Alle Comunali del 2006 Forza Italia perse 4 consiglieri sui 9 che aveva e ottenne il 14,3% dei voti; An prese il 6,19%, per un totale del 20,49%. Alle Regionali del 2010 il Pdl ottenne il 23,98% dei voti. Oggi, alle Comunali il Pdl ha ottenuto il 13,31% e Fli il 2,01, per un totale di 15,31%. A me sembra un dato drammatico che può essere sottovalutato solo da persone inette, bugiarde e irresponsabili”.
La scalata di Cl
Un’emorragia, dunque. Ma di chi è la responsabilità? Costa non ha dubbi sul fatto che il Pdl di Ravenna sia oggetto di “un’Opa ostile da parte di Comunione e Liberazione”. Dell’area Cl era il candidato sindaco Foschini, ma anche quella Caterina Graziani che al momento risulta eletta con 327 preferenze e il cui nome è spuntato poco prima della chiusura delle liste.
“Scorrettezze nei miei confronti”
Le cose sarebbero potute andare diversamente, Costa ne è convinto, se il coordinatore provinciale Gianguido Bazzoni avesse candidato lui al posto di Foschini: “Se il criterio di scelta fosse stata la meritocrazia allora non ci sarebbe stata storia”.
“Invece, a Ravenna, più lavoro e più ti accantonano perché dai fastidio. Dall’interno del Pdl mi hanno fatto la guerra. Sarebbe stato meglio che Bazzoni investisse più tempo ed energie a difendere i voti ottenuti lo scorso anno che non a fare telefonate e cene per sponsorizzare la candidatura di Baldini”.
Accuse anche per la consigliera provinciale e presidente del circolo Argentario Giovanna Benelli che “arrogante e scorretta ha deciso di sponsorizzare spudoratamente un solo candidato, Alberto Ancarani, che lei definisce in una circolare ‘berlusconiano doc’. Questo nonostante al sua circolo facessero capo 4 candidati, tra cui il sottoscritto e Francesca Vico”.
Costa è un fiume in piena nel raccontare i retroscena di una campagna elettorale che avrebbe potuto portare a un risultato storico come il ballottaggio e invece ha fatto perdere punti non solo al Pd, ma anche al Pdl. “Quando mai ci ricapiterà un’occasione così?”.
La ciliegina sulla torta è, però, per l’elettorato medio ravennate che “si abbevera alla televisione e si accontenta che gli venga dato un nome da votare. Sa tutto del ‘bunga bunga’ ma non sa come hanno lavorato i consiglieri e le persone che andrà a votare e, soprattutto, non conosce, se non marginalmente, i problemi di Ravenna”.
Vania Rivalta