
La manifestazione al via domani
“Una ventata d’aria fresca che arricchirà il bagaglio culturale di tutti i cittadini”. Così la giovane neo-assessore all’Immigrazione Martina Monti ha definito la quinta edizione del Festival delle Culture, che da domani e per tre giorni farà di Ravenna una capitale del dialogo e dell’intercultura con un programma fitto di dibattiti, concerti, spettacoli di teatro, danze popolari.
Il luogo è la Darsena di città, lungo il canale e nel complesso dell’Almagià, dove verrà allestita anche una fiera con ristoranti e bancarelle etnici. Tema principale del Festival di quest’anno sono le rivoluzioni che stanno scuotendo il nord Africa e il vicino Oriente così come l’accoglienza di profughi e i rifugiati politici. Una dedica particolare va a Vittorio Arrigoni, martire di pace e democrazia.
Alla conferenza stampa di presentazione, che si è svolta questa mattina in municipio alla presenza del direttore artistico Tahar Lamri, del presidente della rappresentanza degli immigrati Babacar Puye, è intervenuta anche la neo-assessora all’immigrazione, la 22enne Martina Monti, che si è detta “molto orgogliosa di diventare assessore all’immigrazione proprio in occasione di un evento così importante. È importante promuovere più momenti possibili di incontro fra popolazione italiana e immigrata – ha dichiarato – perché la maggior parte dei problemi di convivenza nascono dalla mancanza di conoscenza reciproca”.
Una delle novità di quest’anno sarà la presenza di dibattiti ospitati dal canale della Darsena che si andrà ad affiancare agli altri due luoghi di attrazione del festival: l’Almagià e la tenda berbera. Alla conferenza è stato annunciato anche il Premio all’intercultura città di Ravenna, che verrà assegnato sabato sera a Marco Martinelli di Ravenna Teatro / Teatro delle Albe, per la sua opera da sempre interculturale e in particolare per lo spettacolo “Rumore di acque”, sui “sommersi e i salvati” delle rotte migratorie nel Mediterraneo.
Il programma
1° giorno-La rivoluzione democratica parte dai giovani
Protagonisti assoluti della prima giornata sono le nuove generazioni. Il Festival viene battezzato alle 16.30 presso il Museo Nazionale (dietro alla Basilica San Vitale) con esibizioni acrobatiche di parkour che anticipano un coloratissimo corteo che si snoderà per tutto il centro storico di Ravenna per raggiungere l’Almagià a suon di break dance/hip hop, salsa, danze albanesi, filippine, kuduru, nigeriane, percussioni senegalesi, giocolerie, scenografie artistiche e alternative.
All’arrivo, sulle 19.30, sul lungo canale, dopo il lancio della Mongolfiera del Festival, si esibiranno i capoerisiti di Coquinho Baiano seguiti da “Al di là del bene e del mare” di TetrOnnivoro, uno spettacolo che parte da “I Persiani” di Eschilo per parlarci delle rivoluzioni arabe, della guerra in Libia, delle migrazione, con i giovani della Casa delle Culture.
Nell’attesa del corteo dentro la grande tenda berbera allestita nella piazza dell’Almagià alle 18 c’è l’incontro con la giornalista Angela Lano, unica testimone italiana della Freedom Flotilla I. Rimanendo in tema di dibattiti alle 20, sul palco dell’Almagià, il dottor Mustapha Toumi, storico immigrato tunisino a Ravenna, parlerà della rivoluzione democratica in Tunisia in compagnia dell’attore del Teatro della Albe Alessandro Renda, che della Tunisia ha conosciuto la comunità di Mazzara del Vallo in un suo lungo laboratorio con i giovani del luogo.
Largo spazio alla musica in prima serata: alle 21, sul Palco dell’Almagià, ci sarà il concerto del Trio Fawda, il nuovo gruppo del chitarrista marocchino Reda Zine che propone musica gnawa contaminata da elettronica, fusione rock. A seguire, preceduto dal mini-concerto della giovane band Apolide, alle 22.30 salirà sul palco il rapper italo egiziano Amir. Conosciuto anche come Meticcio, Peso Piuma o Chino, Amir, 32 anni, viene dalle periferie romane di cui racconta le esperienze di vita quotidiana; ha già al suo attivo 6 album solisti, l’ultimo dei quali è “Radio inossidabile vol. 2”, fresco di stampa. Ad accogliere Amir i rapper ravennati Il Lato Oscuro della Costa.
La prima giornata si concluderà sottovoce dopo mezzanotte, quando è prevista una veglia con i rifugiati e i richiedenti asilo e le loro storie.
2° e 3° giorno. La democrazia è partecipazione: dibattiti, danze e musica non-stop
Sabato 4 giugno si apre alle 17 con uno spettacolo inedito: Simb o Faux Lion, un’animazione di strada molto popolare in Senegal, un rito di possesso e una danza inseguimento fra pubblico e “cattivi” leoni. L’animazione sarà seguita da un Sabar, il duello fra donne e tamburi, un classico per il Festival delle Culture. Numerosi i dibattiti della giornata: dopo un’incontro sui diritti delle donne, alle 18, nella tenda berbera, con Malika Hamidi dell’European Muslim Network e Paola Zappaterra di Orlando, ci si trasferisce nello spazio dibattiti lungo la Darsena dove alle 19, preceduto da una performance di teatro- danza a cura di CantieriDanza e Liceo Artistico, si parlerà della figura di Lawrence d’Arabia con Fanny&Alexander e Wu Ming 4. Seguirà un dialogo fra gli scrittori Milton Fernandez, Roberta Yasmine Catalano e il regista Marcello Bivona (ore 20), un incontro con il sociologo Aly Baba Faye e Mirella Rossi della Cgil sulla questione degli immigrati anziani e i rimpatri assistiti (ore 21) e infine Carlotta Mismetti Capua che ci parlerà della sua esperienza con i rifugiati afgani di Roma riportata nel libro “Come due stelle nel mare” (ore 22).
Sabato largo spazio alla musica. Alle 21.00, sul palco dell’Almagià, dalla Tunisia l’ensamble di Marzouk Mejri, con un concerto di musica tradizionale malouf (andaluso-tunisino). Seguirà il concerto dei Sette Denari, uno spettacolo di tammuriata che racconta la Campania attraverso la simbologia del sette di denari. Nella tenda berbera alle 21 ci sarà invece una esibizione di canti religiosi dell’Islam e madih del gruppo El safae Anasheed.
Domenica 5 giugno si apre alle 16 con un susseguirsi di balli tradizionali dalla Nigeria a cura di otto diverse associazioni etniche. Alle 18, nella tenda berbera, il giovane autore siriano Shady Hamadi presenta il suo libro “Voci di anime” e ci parlerà della Siria e della sua rivolta. Restando sulle rivoluzioni alle 19, nel lungo Darsena, saranno intervistati da Giuseppe Masetti due partigiani: Lea Bendandi “Sultana” ed Emilio Molducci. Alle 20 si parlerà invece di Libia con Karim Bougaighis, Leyla Dauki e Giuliano Battiston. Stesso luogo seguiranno una tavola rotonda sulla progettazione partecipata in darsena (con Alberto Giorgio Cassani, Marina Mannucci, Ivano Mazzani, Piera Nobili e Fausto Piazza, ore 21), Luca Dubbini sul
700° anniversario del processo ravennate che abolì la tortura in Italia (ore 22), “La favola dell’abbecedario” del giornalista Daniele Barbieri e del regista Alessandro Taddei di Ponte Radio (ore 22.30). Sul tema invece della rivoluzioni arabe si potrà ascoltare l’intervento del professor Franco Cardini, alle 20.30, sotto la tenda berbera.
Dentro le artificerie Almagià alle 20 si potrà assistere ai balli tradizionali curati dall’associazione di filippini Mabuhay, cui seguirà la consegna del Premio all’intercultura città di Ravenna. Il concertone della serata, alle 21. 30, vedrà sul palco il grande musicista del Burkina Faso Gabin Dabiré accompagnato alle tabla dal maestro indiano Rashmi Bhatt e Guglielmo Pagnozzi ai fiati.
In chiusura del Festival, sullo specchio d’acqua della Darsena, i giovani di Generazioni in Movimento lanceranno in cielo un centinaio di mongolfiere luminose che portano la scritta “Restiamo umani”.
Il Festival delle Culture 2011 è realizzato grazie al contributo della Fondazione del Monte.