L’amministratore delegato propone una riflessione sul secondo quesito

 




“Se vincerà il sì non ci saranno più investimenti nel servizio idrico”. L’allarme, a tre giorni dal referendum, arriva da Maurizio Chiarini, amministratore delegato di Hera, che in occasione della presentazione del bilancio di sostenibilità si è lasciato andare a qualche considerazione sui quesiti che riguardano l’acqua.

E se sul primo – che chiede l’abrogazione della norma che prevede l’ingresso dei privati – l’ad di Hera non si pronuncia, è sul secondo che dà il suo parere di tecnico.

Il quesito propone l’abrogazione dell’art. 154 del Decreto Legislativo n. 152/2006 (c.d. Codice dell’ambiente), limitatamente a quella parte del comma 1 che dispone che la tariffa per il servizio idrico è determinata tenendo conto “dell’adeguatezza della remunerazione del capitale investito”.

“Se vincerà il sì – commenta Chiarini – non ci potrà essere remunerazione del capitale investito (la legge prevede un massimo del 7%) e questo significherà la fine degli investimenti nel servizio idrico. Ogni anno, solo il gruppo Hera investe 100 milioni di euro, in Italia si sale a 2 miliardi. Se questi costi dovessero andare a carico della fiscalità generale è facile immaginare come si andrebbe a finire, vista la situazione dei conti pubblici. E chiedere prestiti alle banche senza garanzie di remunerazione sarebbe impensabile”.

Secondo Chiarini non solo gli investimenti sarebbero a rischio, ma anche l’abbassamento delle tariffe sarebbe un falso mito. “Il fatto è che la maggior parte delle persone non sa come è composta la tariffa idrica, che ha un margine di guadagno talmente esiguo che, infatti, i privati sono pochissimi. Il servizio idrico è un sistema industriale estremamente complesso, non si tratta di andare a prendere l’acqua con un secchio dal Po e portarsela a casa. Reti, depuratori, potabilizzatori sono impianti complessi. Le manutenzioni costituiscono il 30% del capitale investito: se non ci fosse più remunerazione, non ci sarebbero investimenti e questa spesa finirebbe in gran parte a carico dei cittadini, provocando un aumento della tariffa quasi immediato”.
(v.r.)