
Confermati otto titoli in cartellone e due fuori abbonamento
Fortemente segnata dalla drammaturgia del Novecento, la Stagione di Prosa 2011-12, la ventesima di Ravenna Teatro con la direzione artistica di Marco Martinelli, si fa strada tra testi cardine della letteratura e la scrittura contemporanea che si nutre d’attualità, per un teatro che è sempre più un osservatorio privilegiato sulla nostra quotidianità.
Come a descrivere un atlante umano, si succedono le parole di grandi penne del teatro internazionale: Hugo von Hofmannsthal e le tragiche figure femminili di Elektra; le paradossali vicende familiari raccontate da Luigi Pirandello; Carlo Emilio Gadda e Bertold Brecht acuti testimoni della Storia; il racconto della biografia di Galileo Galilei scritto e portato in scena da Marco Paolini; il dramma dei migranti attraverso le parole di Marco Martinelli; Alan Bennett con la sua ironica analisi del passaggio all’età adulta e Jean Claude Carrière con l’affondo sulle fragilità dei rapporti uomo-donna. A impreziosire questa costellazione Gianrico Carofiglio con la sua lucida analisi sul colpevole scardinamento della lingua italiana e l’affresco di una crisi personale e sociale del monologo scritto da Andrea Bajani.
Tornano a Ravenna Elisabetta Pozzi, Alessandro Renda e i Fratelli Mancuso, Enzo Vetrano e Stefano Randisi, Marco Paolini ed Elio De Capitani, mentre per Ennio Fantastichini, Isabella Ferrari, Fabrizio Gifuni, Gianrico Carofiglio, Giuseppe Battiston e Gianmaria Testa sarà la prima volta al Teatro Alighieri.
Si confermano anche per questa stagione gli incontri con gli artisti che si terranno alle 17 presso la Sala Corelli del Teatro Alighieri.
Gli spettacoli serali iniziano alle 20.30, quelli pomeridiani alle 15.30.
Gli spettacoli
La Stagione di Prosa 2011-12 si apre in novembre con una produzione del Teatro Stabile del Veneto (da due anni diretto da Alessandro Gassman): Elektra di Hugo von Hofmannsthal. La densa personalità scenica di Elisabetta Pozzi si cala nei panni di una donna confinata nei territori dell’odio, indissolubilmente legata alla madre e prigioniera della sua sete di giustizia: è lei che tiene sotto scacco la vita delle donne nella reggia di Micene, è lei che arma la mano del fratello Oreste per vendicare l’assassinio di Agamennone (NOVITÀ 24, 25, 26, 27 novembre). La compagnia incontrerà il pubblico sabato 26 novembre.
Il secondo appuntamento è con Rumore di acque (13, 14, 15, 16 dicembre) scritto e diretto da Marco Martinelli e interpretato da Alessandro Renda. Lo spettacolo, che nel 2011 ha ottenuto il patrocinio di Amnesty International, fa parte del trittico che il Teatro delle Albe ha dedicato a Mazara del Vallo, luogo di frontiera, sede negli ultimi quindici anni di una tragedia dell’umanità. In questo monologo la figura inquietante di un generale dell’esercito, un traghettatore di anime, schiavo dei propri stessi incubi, tiene il conto di coloro che sono annegati nel tentativo di raggiungere l’Europa dalle coste dell’Africa. In scena con l’attore, i musicisti Enzo e Lorenzo Mancuso che, con le loro potenti voci e gli strumenti tipici della tradizione mediterranea, sembrano gridare il dolore del cosmo dal fondo di un abisso. Il testo tradotto in inglese da Tom Simpson verrà pubblicato in dicembre all’interno della prestigiosa testata universitaria California Italian Studies (incontro con il pubblico venerdì 16 dicembre eccezionalmente alle ore 16).
Ne L’uomo, la bestia e la virtù di Luigi Pirandello (18, 19, 20, 21 gennaio), stereotipi e casi umani abitano la scena fuoriuscendo dal grande armadio che domina il palco: la serva lamentosa, il professore integerrimo ma fedifrago, il capitano fracassone e animalesco, la moglie virtuosa che si prostituisce a causa delle circostanze avverse. Un campionario di personaggi che aderiscono alla nostra contemporaneità suggerisce che la logica della maschera e la poetica dello scheletro – nell’armadio, appunto – costituiscono la triste norma all’ordine del giorno. Tutto questo fa di questo testo del drammaturgo siciliano una graffiante satira del perbenismo borghese in cui si mescolano sesso e ipocrisia sociale. Nello spettacolo di Enzo Vetrano e Stefano Randisi – vincitori del Premio Le Maschere del Teatro Italiano come Miglior Spettacolo del 2011 con I giganti della montagna – le evocazioni prendono corpo come da un arsenale delle apparizioni: paure, desideri, passioni diventano visibili e il grottesco, in alcuni momenti, vieni comicamente esasperato mentre in altri si stempera nella poesia. L’incontro con la compagnia si terrà sabato 21 gennaio alle 17.
Quando Brecht creò il personaggio di Arturo Ui nel 1941, per spiegare agli americani la genesi del nazismo, la figura di Adolf Hitler non era ancora stata consegnata alla leggenda nera del male assoluto. L’intenzione dell’autore era di svelare un meccanismo di potere criminale e di tecniche di manipolazione comuni a tutte le resistibili ascese di dittatori e aspiranti tali. La resistibile ascesa di Arturo Ui vede Umberto Orsini assoluto protagonista affiancato da un gruppo di giovani attori. Lo spettacolo, al Teatro Alighieri dal 2 al 5 febbraio (l’incontro con la compagnia è fissato per sabato 4 alle ore 17), risulta una farsa feroce e violenta sulla tragedia europea del nazismo, sull’intreccio terribile e puntuale di economia e terrore, di gangsterismo politico e consenso di massa.
Il catalogo di Jean Claude Carrière è una commedia francese delicata e divertente sull’incontro tra un uomo e una donna nel momento in cui la loro vita sembra ormai assuefatta alla solitudine. I giocatori sono due prototipi del maschio e della femmina, entrambi incapaci di colmare i loro vuoti, ma al tempo stesso di accettare qualsiasi disfatta esistenziale. Si tratta di un tragicomico incontro-scontro di universi paralleli e apparentemente estranei. Ennio Fantastichini è Jean-Jacques, giovane avvocato in carriera, noto Don Giovanni della Parigi bene, uomo nevrotico e solitario: conduce una vita da scapolo esemplare, perfettamente organizzata tra ufficio e serate mondane con donne sempre diverse che per bizzarria o memoria labile, cataloga in un taccuino. Ma un giorno piomba a casa sua Suzanne (Isabella Ferrari), disordinata ed evanescente e ne scompagina riti e pulsioni. In scena il 17, 18, e il 19 febbraio con doppia replica. Gli attori incontreranno il pubblico sabato 18 febbraio alle ore 17.
“Essere geniali, in circostanze difficili, può essere un problema, soprattutto per gli altri”. Parte da questa considerazione il lavoro di approfondimento che Marco Paolini ha dedicato alla figura di Galileo Galilei, padre della scienza moderna ma soprattutto emblema della continua e libera ricerca che non si ferma nemmeno davanti alle imposizioni delle logiche di potere.
Con ITIS Galileo (dal 29 febbraio al 3 marzo) Paolini propone una riflessione appassionata che attraversa criticamente la biografia intellettuale e umana di Galileo, calando il pubblico nella temperie culturale di quell’epoca, e chiamando in causa il pensiero critico come strumento di cittadinanza attiva. Così, sul filo del paradosso, si scopre che è stato l’unico “ricercatore precario” dell’Università italiana a far carriera e diventare “ordinario” e che quell’irrequieto giovanotto di belle speranze era un instancabile rivoluzionario del pensiero, ma anche un ambizioso arrivista e un oculato amministratore di economie. Sabato 3 marzo alle 17 Marco Paolini incontrerà il pubblico.
Acuto e corrosivo Alan Bennett con la sua scrittura lapidaria scatta una fotografia pungente di una generazione e di un’Inghilterra nel pieno degli anni Ottanta. The History Boys, sei Tony Award e film di culto (16, 17, e doppia replica il 18 marzo, incontro sabato 17 marzo ore 17) racconta di un gruppo di studenti che affronta il passaggio all’età adulta, mescolando e vivendo alla rinfusa pruriti sessuali, erudizione storica, pulsioni di poesia e di genere. A governarli un professore meraviglioso e pasticcione (Elio De Capitani) che privilegia innocenza e tensione morale, una professoressa femminista e comprensiva, un preside insaziabile e gretto e un nuovo insegnante che dovrebbe dare l’impulso per catapultare qualcuno degli allievi oltre le rigide selezioni per “Oxbridge”. Bastano questi personaggi, e lo scenario di un’aula scolastica, per riempire un mondo di affetti, esperienze, frustrazioni, attese e nuove partenze, che continuamente scoprono il loro lato comico, paradossale o quotidiano che sia. Il rapporto fra docenti e allievi si presta a una livida analisi della società e dei suoi valori e attraverso il conflitto tra innovazione e tradizione, o tra idealismo e opportunismo, lo spettacolo pone incalzanti interrogativi sul significato dell’educazione, sul ruolo della cultura, sui legami fra sapere e potere.
Fabrizio Gifuni – uno dei volti più affermati del cinema (La meglio gioventù, Galantuomini, L’uomo nero) e della televisione (è stato De Gasperi, Basaglia e Papa Montini) – sceglie Gadda per il suo ritorno al teatro con Giuseppe Bertolucci. Dopo Pasolini, Gifuni riprende così il suo percorso nel Novecento guidato dalla lingua e dal pensiero di uno dei più grandi scrittori del secolo e, con straordinaria ricchezza d’accenti, ne ripercorre la vicenda umana: la malinconica solitudine, l’ironia crudele, la refrattarietà se non incapacità alla vita sociale, il rapporto con la madre e quello difficile con il fratello Enrico. L’ingegner Gadda va alla guerra (dal 28 al 31 marzo, incontro con il pubblico sabato 31 marzo ore 17) – monologo che è valso a Fabrizio Gifuni il Premio Ubu 2010 come miglior attore - è un assolo che combina, senza aggiungere una sola parola, Diari di guerra e di prigionia – il racconto della prima guerra mondiale vissuta dall’autore in prima persona – e Eros e Priapo – esilarante referto della psicopatologia erotica del Ventennio. Lo snodarsi dell’interpretazione dentro e fuori il personaggio, restituisce le parole di Gadda e la sua forza di svelamento delle cose mentre invita a prendere coscienza di un’importante fase della storia italiana per pensare anche al nostro presente.
Gli spettacoli fuori abbonamento
Il cartellone della stagione di prosa si interseca anche quest’anno con quello del Nobodaddy, condividendo due spettacoli.
Il 10 febbraio al Teatro Rasi alle 21 Gianrico Carofiglio presenta La manomissione delle parole. Magistrato, senatore della Repubblica e autore di “legal thriller” di successo, Carofiglio costruisce un’indagine letteraria, politica e giudiziaria a partire da alcune citazioni di personaggi diversissimi tra loro – da Aristotele a Cicerone, da Dante a Primo Levi, da Italo Calvino a Nadine Gordimer, da Barack Obama a Bob Dylan – per mettere a fuoco il senso di parole quali vergogna, giustizia, ribellione, bellezza e scelta. Parole oggi private del loro significato, svuotate e abusate alle quali è necessario ridare loro senso, consistenza e respiro.
Il 19 marzo al Teatro Alighieri alle 20.30, Giuseppe Battiston (pluripremiato attore di cinema e televisione, e Premio Ubu 2009 come miglior attore italiano) e il cantautore Gianmaria Testa, affrontano un testo dello scrittore torinese Andrea Bajani (Premio Lo Straniero 2008 consegnato proprio a Ravenna). 18 mila giorni Il Pitone è la storia di un uomo di cinquant’anni che perde il lavoro e con esso anche la propria vita e il senso delle cose.