La soddisfazione del coach Agnoletti: “Nuovi giocatori ogni sera ad allenamento”

Con l’approssimarsi del campionato 2012, l’Head Coach Michele Vincenzo Agnoletti, fa il punto della situazione: “Quest’anno la squadra si è arricchita di molti nuovi giocatori. E ne stanno arrivando ancora, ogni sera ad allenamento. Il merito di tutto ciò va indiscutibilmente ai giocatori che già facevano parte del nostro team, che in questi mesi si sono prodigati nel reclutare nuovi possibili atleti in giro per la città,  tra locali, mare e centro storico. Far parte dei CHIEFS significa sentirsi parte di un movimento che non si limita al campo, alle partite giocate, all’azione, al placcaggio, al touchdown, ma anche a tutte quelle attività al di fuori del campo necessarie per far crescere la squadra. Per cui l’obbiettivo principale che io e il mio coaching staff ci siamo posti è quello di trasmettere questa mentalità ai nuovi ragazzi che si approcciano al football americano, elemento essenziale per potergli trasmettere poi tutte le nozioni tecniche e tattiche necessarie per praticarlo”.

 

“L’elemento principale su cui si basa tutta la metodologia del “programma” è l’insegnamento della cultura sportiva. Purtroppo mi sono reso conto, in questi anni, della mancanza di questo concetto nei ragazzi di oggi. Spesso si confonde l’idea che praticare discipline sportive “dilettantistiche” significhi andare su di un campo e giocare, sottovalutando o, peggio, ignorando l’importanza di una preparazione fisica e atletica adeguata. Non bisogna mai ignorare che il proprio corpo è lo strumento principale che permette di eseguire al meglio il gesto atletico richiesto nello sport praticato. Questa battaglia sulla preparazione fisica che i CHIEFS stanno portando avanti, anche per necessità vista la componente di “contatto fisico” presente nel football americano, ha avuto risultati altalenanti in questi anni, soprattutto a causa della totale assenza delle nozioni e dei principi teorici nei ragazzi di oggi. E proprio per questo la società CHIEFS si è dotata, in questi anni, di persone competenti in questo campo che forniscono ai nostri atleti tutte le indicazioni specifiche a riguardo, per migliorare le loro prestazioni in campo. E’ molto più facile spiegare ad un giocatore come si fa a placcare che spiegargli l’importanza di bere acqua durante un allenamento prima di sentire sete”.

 

Ma Agnoletti non è solo il coach, è anche  il ri-fondatore della squadra, dopo la crisi di anni fa. “Io sono tra quei fortunati che hanno avuto il privilegio di far parte della compagine dei CHIEFS degli anni 80 e 90. Ricordo bene quanto quella squadra fosse conosciuta in città, e quali risultati riuscì ad ottenere nel panorama nazionale dell’epoca, al punto che molti di quei giocatori spesso e volentieri costituirono l’ossatura della squadra nazionale, protagonista a livello internazionale. Ravenna, vuoi per la mancanza di uno sport ad altissimo livello “catalizzatore” di interessi, è sempre stata laboratorio per molte discipline sportive erroneamente considerate “sport minori”, che hanno prodotto campioni a livello nazionale ed internazionale. Per questo ritenni, insieme agli altri co-fondatori, di poter trovare lo spazio nel panorama sportivo cittadino per il football americano, con l’ambizione di ricreare quel movimento che tanto aveva dato alla città in passato. Non nascondo le enormi difficoltà che ci trovammo ad affrontare, ma la bontà di quella valutazione ci sta dando ragione, visto che dopo sette anni siamo ancora qui”.

 

“Ho legato gran parte della mia vita alla pratica di questa disciplina sportiva. Sin dal primo allenamento capii il significato che stava dietro questo sport. Principi come passione, disciplina, fisica e mentale, impegno e costanza per raggiungere un obbiettivo, unione e fratellanza con i compagni di squadra, nella buona e nella cattiva sorte. Valori che adottai e che seguo tutt’ora, anche fuori dal campo, nella vita di tutti i giorni. Questo sport ha il pregio di estremizzare questi principi, più di ogni altra disciplina sportiva. Condividerli e viverli significa comprendere appieno l’essenza del football americano. Ed è il motivo per cui, dopo tanti anni, sono ancora qui. La decisione di allenare è stata per me la naturale continuazione di quanto fatto fino ad allora. Semplicemente cambiava il ruolo, che non era più in campo, da giocatore, ma sulla sideline. Esattamente come in campo ogni giocatore ha un ruolo, una responsabilità, un compito da svolgere non per se stesso ma per l’intera squadra, anche fuori dal campo si ripropone questo schema sociale. Mettermi a disposizione della mia squadra, pensando di poter portare all’interno di essa il mio bagaglio di esperienza, è stata una scelta più naturale di quanto sembri”.