
Sabato 16 giugno le coreografie di Shen Wei
La danza, anche nelle espressioni più contemporanee, ha guadagnato sempre più spazio all’interno di Ravenna Festival, interpretando e accogliendo le richieste di un pubblico sempre più numeroso ed esigente. Così negli anni i programmi si sono arricchiti di grandi classici, anteprime internazionali e produzioni originali di assoluta qualità. Questa edizione offre già nei primi giorni di programmazione un evento eccezionale, miracolosamente in bilico tra Oriente e Occidente: le coreografie di Shen Wei, direttore artistico e fondatore della newyorkese Shen Wei Dance Arts.
Al Palazzo Mauro De André sabato 16 giugno (ore 21) proporrà due fra le migliori creazioni: ‘Near The Terrace’, ispirato ai quadri del pittore surrealista belga Paul Delvaux e su musiche di Arvo Pärt (‘Für Alina’ e ‘Spiegel Im Spiegel’) e la sua personalissima ‘lettura’ del capolavoro stravinskiano ‘Rite of Spring’ (‘Le Sacre du printemps’, nell’originalissima interpretazione per pianoforte a 4 mani eseguita dal ‘solo’ Fazil Say).
Artista a tutto tondo – “sensazionalmente fantasioso” (come lo ha definito il ‘New York Times’) – e famoso a livello internazionale per l’originalità e l’ampio raggio della sua visione artistica, Shen Wei è un coreografo che, nelle proprie creazioni, si occupa anche dell’ideazione di luci, scene, costumi e trucco. Pittore, fotografo e regista nel 2008 ha curato anche la cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Pechino. E’ degno di nota anche l’interesse di Shen Wei per il Tibet a cui ha dedicato nel 2006 l’ipnotico lavoro “Re-” che vedeva al centro la presenza della vocalist Ani Choying Drolma, la monica buddhista nepalese che inaugurerà la settimana tibetana del festival.
Dopo ‘Folding’, concepito in Cina, ‘Near the Terrace’ è stato il primo lavoro creato a New York da Shen Wei; il coreografo lo presentò con la propria compagnia all’American Dance Festival nel 2000 e lì ne diede una doppia versione ‘Near the Terrace Part I’ e ‘Part II’ intervallata da un assolo, su musica di Benjamin Iobst, di cui lui stesso fu interprete. Non si sa cosa sia stato di quell’intero programma: il ‘Near the Terrace’ cui si assisterà a Ravenna reca con sé l’inconfondibile musica di Arvo Pärt, della medesima sostanza di questo sogno a occhi aperti ancora impregnato degli echi dinamici e compositivi dell’Opera di Pechino. Per altro Shen Wei è arrivato a Ravenna con qualche giorno di anticipo proprio per incontrare il compositore estone. ‘Nobilissima visione’ screziata di smeraldo, stagliata davanti a una scala lunga tutto il palcoscenico, ‘Near the Terrace’ muove tra ciuffi di piante grasse e nei Campi Elisi di una tranquillità ambigua, danzatrici e danzatori a petto nudo, coperti di biacca, indossano gonne stratificate, code a scaglie e strascichi ondeggianti. Siamo ancora lontani dal ‘Sacre du printemps’, che nascerà tre anni dopo, ma non solo per la foggia dei costumi: le immagini si accostano e si contrappongono come in un viaggio onirico e non secondo una strategia matematica. Inoltre, la matrice pittorica, pure presentissima nel disegno fisico del ‘Sacre’, qui ha una derivazione precisa: “Ho studiato le opere del pittore belga Paul Delvaux; i suoi dipinti sono stati d’ispirazione per la nascita di Near the Terrace, Part I”, rammenta il coreografo.
Gli spostamenti del corpo da un estremo all’altro, come nell’armonioso Tai Chi, rivelano come in Shen Wei il corpo sia ancora e soprattutto sacro. La naturalezza con cui mostra questa sacralità nel ‘Sacre du printemps’ è assai diversa dai soffici rituali di ‘Near the Terrace’ e ‘Folding’, due pièce ancora impregnate dello spirito cortese dell’Impero Celeste. Composto in breve tempo nel 2003, a New York, ‘Le Sacre’ una lunga incubazione, iniziata nel 1989, quando era ancora in Cina. Vestiti in varie gamme scure e chiare e con pesanti calzini, dodici danzatori scivolano sul pavimento simile a una lavagna su cui sono tracciati triangoli. Entrano a uno a uno, sostano in punti precisi, si muovono lentamente come su una scacchiera che devono saper riempiere, ma come pedine sospinte da un vento (la musica) che li dirige. E anche quando saltano, roteano, si rialzano, girano vorticosamente come in un assolo abitualmente interpretato dallo stesso coreografo, pare che la loro forza di volontà e la loro energia sopraggiunga da un altrove imponderabile e cosmico. In questo ‘Sacre’, ancora molto impregnato dalle movenze dell’Opera cinese (basti osservare le camminate a ginocchia unite e semi piegate) e dai colori tenui, non c’è un’Eletta, o forse ce ne sono almeno tre che saltano o disarticolano il corpo a terra toccandosi arti e caviglie, e il finale è una rasserenante conciliazione, dopo un picco di frenesia impetuosa. Questa non è la ‘Sagra della primavera’ più lontana dall’originale cui si sia assistito fino a oggi, ma è senza dubbio la più fisica e ‘mentale’.
Nato in Hunan, in Cina, nel 1968, a nove anni Shen Wei, dopo aver studiato calligrafia cinese, si dedica al teatro come ‘performer’ nella Hunan State Xian Opera, una variante ancora più antica dell’Opera di Pechino, dove la madre è produttrice di spettacoli e il padre drammaturgo e regista. Cofondatore, danzatore e coreografo della Guangdong Modern Dance Company (dal 1991 al 1994), Wei è l’apripista delle compagnie moderne cinesi. Il primo premio alla Modern Dance Competition gli vale una borsa di studio alla Nikolais Dance School di New York, qui comincia a studiare la tecnica basata sulla ‘Motion’ del grande maestro americano scomparso nel 1993, e a creare nuove coreografie. Nel 2000, fonda la Shen Wei Dance Arts, presentando la sua creazione ‘Near the Terrace’ all’American Dance Festival. Ha ricevuto numerose commissioni da parte di vari enti, tra i quali l’American Dance Festival, l’Het Muziektheater, l’Opera di New York, il Lincoln Center Festival, il Kennedy Center for the Performing Arts, Les Grands Ballets Canadiens de Montreal, Les Ballets de Monte-Carlo e il Teatro dell’Opera di Roma; per quest’ultimo ha curato la parte coreografica del ‘Mosè in Egitto’ di Rossini diretto da Riccardo Muti. Il suo è un linguaggio freschissimo, inedito, spiazzante, adatto a tutti i corpi, universale, perché basato ‘solo’ sul respiro che riempie il corpo e una volta introiettato non ne esce più, si ricicla in forma circolare. Quella di Shen Wei è una tecnica organica. Possiede una forza (occidentale) e una tranquillità (orientale) stupefacenti, ed è soprattutto la minuziosa espressione di una concezione del mondo ‘evasivamente’ taoista.
Lo spettacolo è reso possibile grazie al prezioso contributo di Confindustria Ravenna.
Info. 0544 249244
Biglietti: da 12 euro (10 il ridotto) a 42 euro (38 il ridotto).
“I giovani al festival”: under 14 (con adulto) € 5 | 14-18 anni 50% sulle tariffe ridotte | Under 26 tariffe ridotte
Biglietteria serale al Pala De André e ingresso pubblico dalle ore 19
Servizio navetta dalla Stazione: per tutti gli eventi al Pala De André è attivo un servizio di trasporto gratuito, 2 corse (ore 20.15 e 20.30) con rientro al termine dello spettacolo.