Un film sulla storia della prima ed unica paracadutista in carrozzina al mondo

“La lotta per i nostri sogni è prima di tutto un confronto con sè stessi e le proprie paure che siamo chiamati a superare”. Quella di Laura Rampini, 40enne umbra trasferita a Ravenna, è la storia di una risurrezione morale, di un dolore trasformato in gioia per il riscatto dei propri ideali. Madre di due figli, Laura è la prima ed unica paracadutista paraplegica al mondo: ha imparato a volare dopo l’incidente che a 22 anni le ha tolto per sempre l’uso delle gambe.
Qualche mese fa ha firmato un contratto con una società di produzione cinematografica di Roma, la Fg Film Productions, che ha deciso di raccontare la storia della sua vita in un film. ‘Un tuffo nel cielo’, per la regia di Francesco Gagliardi, verrà girato a Ravenna alla fine di agosto e presentato al festival di Berlino il prossimo febbraio. La pellicola fa parte di  ‘Liberamondo’, un progetto di sensibilizzazione fortemente voluto da Laura che vedrà la realizzazione di un libro e di un tour in 42 città italiane, da cui nascerà un documentario, girato dal regista ravennate Gerardo La Mattina.

La presentazione del progetto avrà luogo sabato 6 aprile al centro di paracadutismo Pull Out di Ravenna, all’aeroporto Baracca in via Dismano. All’evento parteciperanno come testimonial alcuni volti noti della tv tra cui Giulia Elettra Goretti, Alfredo li Bassi, Federico Costantini, Monica Scattini, Ludovico Fremont, Ciro Pretone, Andrea Roncato.

Nata in Umbria, si è trasferita a Ravenna qualche anno fa. Perchè ha scelto questa città? Abito qui ormai da 5 anni. All’inizio sono venuta per fare paracadutismo, i miei primi 100 lanci infatti li ho fatti al centro Pull Out. Poi ho scelto Ravenna perchè mi piaceva la città, l’entusiasmo delle persone che mi hanno sostenuto nella mia avventura che, soprattutto all’inizio non è stata facile.

In che cosa consiste il progetto Liberamondo? Si tratta di un progetto per l’abbattimento di tutte quelle barriere che non sono solo architettoniche ma soprattutto morali, sociali e culturali. È  un progetto di speranza per tutti coloro che si trovano in una disabilità sopraggiunta o che nascono con tale condizione. Nelle nostre tappe incontreremo i ragazzi delle scuole, faremo conferenze e ci recheremo nei centri di riabilitazione con troupe e regista. Da questi incontri sarò realizzato il documentario, in uscita nel mese di agosto. È un progetto contro i pregiudizi che mette in evidenza tante problematiche che portano alla disabilità come conseguenza di abuso di alcool, droghe e velocità.

Com’è andata? All’inizio tutti mi hanno preso per pazza. Era un percorso sconosciuto, non sapevo se potevo farcela ma non volevo neppure avere rimpianti per non averci provato. I primi tempi mi ha aiutato un mio amico di Arezzo, Pierangelo Camici, anche lui paracadutista, che ha preso a cuore questo mio sogno. È stato un duro lavoro di squadra fra me e lui: abbiamo fatto 74 lanci tandem tra Fano e Ravenna per vedere come reagiva il mio corpo in aria, per capire come organizzare l’atterraggio. Poi c’è stato il sostegno del centro di paracadustismo ravennate Emanuele Pini, che ha deciso di farmi da insegnante.

Lei ha due figli, di 20 e 15 anni. Come hanno preso la sua decisione? I miei figli mi hanno sempre sostenuta in questa avventura, ci hanno creduto quanto me tanto che anche loro si sono lanciati più volte col paracadute.

Com’è nata la sua passione per il volo? Fin da piccola ho sempre amato tutto ciò che riguardava il volo, sono nata a Sigillo, un piccolo comune dell’Umbria che è capitale mondiale del volo libero e sono cresciuta tra deltaplani e aerei. Mi sono sposata molto giovane e a 22 anni ho avuto l’incidente. Quando mi sono separata sono diventata pilota di ultraleggero e poi mi sono appassionata al mondo del paracadutismo.

Qual’è il messaggio che vuole lanciare con il film sulla storia della sua vita? Il messaggio del film è che ‘nulla è impossibile’. Indipendentemente dal fatto che un sogno si realizzi bisogna continuare a sognare, i sogni sono il motore della vita. È un film rivolto a tutti, tutti hanno la propria ‘carrozzina’, il proprio inferno. Quando avviene un evento così drammatico i casi sono due: si può piombare nella disperazione più totale oppure reagire, sfidare sè stessi per riprendersi la propria vita. Quale che sia la condizione fisica cuore e testa sono gli stessi, un incidente non ti cambia ma va ad amplificare quello che sei ed io sono sempre stata una persona che ama la vita a 360° gradi. Certo è stato difficile, non sono partita subito, c’è stato un periodo di sofferenza immane. Però poi la vita è un dono meraviglioso: se ti arrendi alla vita lei non ti aiuta. La vita è fatta di lacrime e sorrisi per tutti. 

Che cosa prova quando vola? Non ho paura anche se sto sempre molto attenta, sono consapevole dei rischi che si corrono praticando questo tipo di sport. Quando volo mi sento bene, il vuoto e l’infinito mi danno un senso di libertà e di grandezza interiore indescrivibile.

 

(v.v.)