L’imputato non è in aula

Continua, oggi, la requisitoria della PM Cristina D’aniello nel processo al dermatologo Matteo Cagnoni, accusato del brutale omicidio della moglie Giulia Ballestri. L’imputato non è presente in aula. 

Sotto i riflettori questa mattina le diverse incongruenze emerse durante la difesa dell’imputato. 

A cominciare dalla vicenda della presunta spesa in macelleria di Giulia (è il dermatologo ad aver tirato in ballo questa circostanza), il 16 settembre 2016 – giorno della sua morte. Quel giorno Cagnoni aveva detto alla governante di chiamare lui per avere indicazioni sulla gestione domestica, come a dare per scontato che la moglie – che di solito se ne occupava – non sarebbe più tornata a casa.
Oppure quando, a poca distanza dall’omicidio, l’entourage familiare di Matteo Cagnoni, parlando con persone esterne, ne faceva serpeggiare la colpevolezza – circostanza emersa dalle intercettazioni, come spiega la PM -, mentre lui si professava innocente.

Prima di arrivare alla formulazione della richiesta della pena, D’Aniello ha additato il movente nella volontà di Cagnoni di detenere completo potere sulla vittima; nella volontà di non lasciare libera Giulia dopo la fine del loro rapporto. Volontà di potere che la Magistrata ha paragonato  allo “Ius vitae necisque” del diritto romano, per cui il pater familias deteneva il diritto di vita e di morte su tutti coloro che vivevano sotto il suo tetto (oltre agli schiavi, anche moglie e figli).

Infine la PM ha smontato la “versione alternativa” dell’omicidio data da Cagnoni, il quale – in un primo momento – aveva indicato come possibili colpevoli dei presunti “ladri acrobati”. D’Aniello ha spiegato – fra le altre cose – che la porta finestra della villa di via Genocchi, da cui secondo Cagnoni sarebbero entrati, era chiusa e non aperta come da lui sostenuto (per dimostrarlo la Magistrata si appella al video girato dalla Polizia il giorno del ritrovamento del cadavere), sottolineando come fosse sorprendente che nell’andare via avessero pensato a uscire dalla porta d’ingresso digitando addirittura il codice dell’allarme e chiudendo per bene porta e cancello.

Infine, la Magistrata ha letto alcuni degli ultimi messaggi telefonici scritti da Giulia, da pochi mesi a pochi giorni prima di essere uccisa, in cui diceva di temere per la sua vita in seguito alla fine del rapporto con il dermatologo.

 

Al termine della mattinata sono arrivate le richieste della PM nei confronti dell’imputato: ergastolo ed isolamento diurno per un anno. Per la D’Aniello si tratta di delitto “premeditato e aggravato”. Il 18 giugno toccherà agli avvocati difensori, mentre il verdetto è atteso per il 22 giugno.

 

Le tappe della vicenda