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Mentre è in scadenza il bando per il Pala De André, occorre riflettere sulla sostenibilità economica della struttura “gemella”

Mentre è all’orizzonte il nuovo palazzetto dello sport si registrano novità anche per quanto riguarda il Pala De André. E’ notizia di questi giorni la decisione da parte dell’attuale concessionario (il cui contratto scade alla fine del 2022) di non partecipare al prossimo bando per la gestione della struttura. Dunque si apre un nuovo capitolo per la storica “casa” dello sport, degli eventi e della musica ravennate. Ora la parola passa ai nuovi imprenditori: i quali naturalmente si aspettano di trovare il luogo subito “pronto all’uso”: tra i compiti del Comune, quello di verificare puntualmente lo stato di manutenzione.

C’è però un altro tema particolarmente importante e riguarda l’edificio “gemello” che sorgerà a pochi passi dal Pala De André. Si tratta di un progetto da oltre 15 milioni di euro, sul quale pare imprescindibile una riflessione generale circa la sua “tenuta” economica nel tempo, visto che la gestione si preannuncia molto costosa.

La situazione dello sport locale è sotto gli occhi di tutti: le squadre, con abnegazione, stanno affrontando i rispettivi campionati, anche con risultati positivi. Ma continuano ad incombere i problemi economici. Insomma, si è di fronte ad un tessuto comunque fragile, che forse non sarà in grado di affrontare i costi connessi all’utilizzo della nuova struttura.

Per l’appunto, da parte dell’Amministrazione una riflessione è d’obbligo: si tratta, così come valutato da molti osservatori, di dare vita ad una vera e propria “riforma”, per mettere in sicurezza il mondo dello sport. Occorre creare le condizioni per l’ingresso di nuovi sponsor, favorire l’appetibilità del nuovo palazzetto, renderlo in altre parole economicamente autosufficiente. In questo modo si potrebbero poi agevolare le realtà con meno risorse, ma fondamentali anche per la diffusione dello sport di base.

Discorso analogo per la componente “artistica” e fieristica, gli altri pilastri sui quali dovrebbe reggersi la struttura.

Il progetto appare ad un bivio: è questo il momento di massimizzare gli sforzi, perché poi potrebbe essere troppo tardi. Al di là delle valutazioni politiche, in città nessuno si augura il sorgere di una “cattedrale nel deserto”, che rimarrebbe il simbolo, per tutti, di un’occasione perduta.