Mi chiamo Luca Rosetti e dal 1987 sono operatore balneare a Punta Marina Terme (Ra). Sembra proprio che nel 2015 (forse già dal 2011?) le concessioni insistenti sul demanio marittimo, circa 20.000, che attualmente per circa il 90% sono gestite da famiglie come quella del sottoscritto, andranno all’asta al miglior offerente. Molti sostengono che tale direttiva europea sia stata voluta per permettere a più cittadini di disporre di questi beni pubblici. Se così fosse, il principio forse non sarebbe sbagliato. Ma io credo che l’intento sia un altro, quello di favorire i grandi gruppi finanziari, le banche e le multinazionali.

Spiego il perchè. L’attuale concessione demaniale ha una durata di sei anni e si rinnova automaticamente. Tra le clausole che noi sottoscriviamo, vi è quella che dice che in caso di negato rinnovo o necessità da parte del demanio, il concessionario dovrà provvedere alla rimozione dei manufatti e delle attrezzature balneari e riconsegnare l’area allo stato naturale, senza avere diritto ad alcun compenso.

Questo è quello che succederà nel 2015 a noi concessionari nella peggiore delle ipotesi. Con l’avvio delle aste una qualsiasi persona normale che dispone di un po’ di capitale,  si troverà a dover investire dai 200 ai 300 mila euro per l’acquisto delle strutture fisse e dell’attrezzatura balneare, oltre alle spese di gestione. Il nuovo concessionario in 5 o 6 anni dovrà riuscire a produrre reddito sia per recuperare l’investimento che per il guadagno personale, con l’incognita di sapere se riuscirà ad aggiudicarsi nuovamente la gestione dell’area all’asta successiva!

Questo meccanismo non mi sembra logicamente appetibile per i più, ma sicuramente interessante per gruppi finanziari che dispongono di capitali consistenti, disposti ad acquistare una o più concessioni, per sfruttare un comparto come quello del turismo, ancora redditizio. In questo modo, a mio giudizio, vedendo ciò che succede in altri simili casi, si può generare un ulteriore calo dell’occupazione e delle buste paga, perchè spesso queste società si affidano a manodopera extracomunitaria o a contratti di tipo precario, contrariamente ai contratti sindacali offerti oggi anche dal sottoscritto, dove un apprendista percepisce circa 1300€ mensili con 40 ore di lavoro e giorno di riposo.

Altro grande problema riguarda gli artigiani ed i commercianti che producono o trattano atrezzature di bar e spiaggia, che a causa di questa grande incertezza che stanno vivendo gli operatori turistici, si sono visti calare gli ordini rispetto all’anno scorso del 70-80% circa. Questo significa licenziamento immediato del 50% circa degli addetti, con previsioni peggiori per il prossimo anno. La preoccupazione espressa da acluni di questi è che se veramente prenderanno piede questi guppi finanziari, poi il materiale verrà acquistato fuori dall’Italia, con uleriore danno economico e sociale come sopra già menzionato.

Si tenga conto di tutto l’indotto che è collegato a tutte queste realtà produttive (artigiani, piccoli e medi commercianti) e delle dimensioni che può assumere il problema occupazionale, già in grave crisi per la flessione economica mondiale che ha investito anche il nostro paese. Gli stabilimenti balneari frequentati da vip e mega stabilimenti come quelli presentati in una recente trasmissione televisiva, che producono redditi milionari, rappresentano forse il 5%(?) del panorama balneare, le restanti attività sono di normali dimensioni e dovrebbero riuscire a produrre reddito per il sostentamento delle famiglie che li gestisono, per pagare le spese relative alla gestione, al mantenimento delle strutture e atrezzature, in 90 giorni (giugno-agosto) tempo permettendo. Ultima grave questione riguarda tutti coloro che hanno dei mutui da pagare perchè non hanno potuto fare a meno di affrontare spese di rinnovi di vario genere riguardanti l’attività turistica, per poter sperare di mantenere o incrementare la propria clientela, oltre a tutti quelli che avevano impostato il proprio futuro sul reddito medio prodotto da queste attività, che hanno mutui casa da pagare, e figli da continuare a mantenere! E altro ancora si potrebbe aggiungere.

La situazione a mio giudizio non è affatto semplice. Alle associazioni di categoria il compito di mostrare i numeri riguardanti l’immenso indotto che queste piccole realtà familiari generano dal dopoguera in in poi, la ricchezza che abbiano saputo generare con il nostro spirito di accoglienza, con la nostra arte culinaria e con il nostro spirito imprenditoriale tipicamente italiano, romagnolo in questo caso. Spero che i rappresentanti politici ed istituzionali possano leggere attentamente queste considerazioni, anche se fatte da un comune cittadino ed operatore turistico, al fine di capire se possano essere condivisibili, ed in caso affermativo, di poterne discutere in qualsiasi sede per capire quale soluzione si possa trovare per non dare una ulteriore mazzata a questo stato già sofferente.

Spero che il concetto di redistribuzione della ricchezza che qualsiasi comparto produttivo può generare, sia quello di renderlo condivisibile tra il maggior numero di persone possibile e non quello di creare monopoli, cosa purtroppo che vedo tristemente avanzare da anni in altri settori, perchè di questo passo la parola democrazia diventerà sempre più fragile……..!

Cordiali saluti.
Operatore turistico balneare, Luca Rosetti