Sul progetto di realizzazione di un inceneritore nell’area ex Eridania interviene Samantha Comizzoli, dell’associazione Ravenna Punto a Capo. “Non basta Clan-destino, non basta il premio Nobel Dario Fo, non basta Grillo, non basta il PDL, non basta il Movimento 5 stelle, non basta Libera Russi, e ci fermiamo qui. Non bastano tutte queste voci di ‘no’ ai nostri dipendenti seduti in Comune per fermare la centrale di Russi.
Anche Ravenna Punto a capo dice ‘no’, banale dirlo, ma evidentemente non è mai abbastanza. Un progetto insostenibile con la materia locale, che pertanto sarà importata, e ricordiamo in merito che già importiamo mille cinquecento metri cubi l’anno di legno da tutto il mondo, un consumo energetico che sta mettendo in seria crisi il nostro ambiente e anche l’industria del mobile che inizia a sentire della carenza di legno. Lo scopo di tutto questo? Bruciare il legno per far funzionare le “bio”masse.
Evitiamo di chiamarle “bio”, cos’hanno di bio? Disboscamento, impiego altissimo di energia per il trasporto, fumi che escono dai loro camini e che noi respiriamo. Certo, godono dei certificati verdi (ex cip 6), le quote pagate da chi inquina per finanziare chi produce energia da fonti rinnovabili, peccato che se una fonte non è sul posto o è in esaurimento non è “rinnovabile”, al massimo sarà “importabile”. Di “bio” non c’è proprio nulla, quindi chiamiamo le centrali con il loro nome: inceneritori.
Ecco cosa viene offerto ai lavoratori dell’Eridania, un bell’inceneritore in cui lavorare e i sindacati puntano pure i piedi affinchè avvenga la riconversione. Non hanno il diritto alla salute i lavoratori iscritti ai sindacati? Forse no, forse non sono più gli anni’80, quando gli grattavamo via dalla gola i nostri diritti. Fortuna che ogni tanto c’è chi ,senza far nemmeno tanto notizia, si adopera con coraggio per la propria vita e per quella di tutti. Come gli operai della centrale di Argenta, che spaventati da ciò che dovevano incenerire lì dentro hanno presentato denuncia, alla quale è seguito il sequestro dell’impianto.
Ciò che ci stupisce è che a Ravenna è già in corso la campagna elettorale e si parla di green economy. Ma di cosa state parlando? Mettiamo la parola bio anche davanti al rifiuto tossico fra un po’, per raccontarla ai cittadini. Almeno siate coerenti con le vostre scelte, fatevi un logo elettorale con il simbolo dell’inceneritore, così vi riconosceranno subito. Concludiamo con un invito agli imprenditori che continuano a presentare di questi progetti: andatevene da qui, lasciate spazio agli imprenditori illuminati, abbiam bisogno di lavorare senza crepare”.