Riceviamo e pubblichiamo una nota di Giorgio Lazzari 

 

All’assessore Fusignani va riconosciuto un pervicace impegno a radicalizzare il dibattito sugli ambienti naturali, partendo da una posizione e con un obiettivo assolutamente non condivisibile: quello cioè di frammentare il parco del Delta in tanti piccoli “parchi virtuali eclissati in numerosi assessorati” come ben li definisce l’Appello nazionale “Per un unico grande delta del Po, un unico grande Parco del Delta”.

Ma veniamo alla questione più tecnica, quella per cui mi accusa di “nascondere verità più esecrabili (sic !), alle presunte imprecisioni sulla perdita di biodiversità.

Forse Fusignani ricorda che all’inizio della bagarre c’e stata una mia nota sulla evoluzione della Valle della Canna in Lago dei Cigni: quindi una nota preoccupata, che non nascondeva proprio niente e che forse altri non avrebbero tirato fuori, nel timore di essere subito additati a …colpevoli (come infatti puntualmente è successo). Ma siccome decine di lettere inviate ai vari Enti responsabili possono attestare che da molti anni sto cercando di coinvolgerli ad una maggiore cura degli ambienti naturali di Ravenna, non mi sento affatto colpevole ed anzi vado a precisare in dettaglio i dati sulla perdita di biodiversità, frutto di ricerche sul campo di decine di anni e dal 2007 pubblicate a cura del Parco e del Comune di Ravenna come Quaderni IBIS, cioè Inventari della BIodivesità Specifica

Nelle zone umide d’acqua dolce l’evoluzione ambientale è molto più evidente e preoccupante che nelle pinete : attenendoci ai numeri, su 444 specie vegetali censite a Punte Alberete e Valle Mandriole 46 sono aliene e 27 sono elofite ed idrofite “estremamente rarefatte” o forse scomparse, per cui l’allarme l’abbiamo dato da anni e nel 2007 l’abbiamo reso pubblico con il Quaderno relativo a questo comprensorio: dove abbiamo scritto che la ricchezza biologica si dimostra ancora buona (con 444 specie su meno di 500 ettari), ma con tendenze tali da farla giudicare “in grave pericolo”, sollecitando interventi adeguati.

Per le pinete storiche, S. Vitale, Classe e Cervia, abbiamo censito 843 specie su circa 2200 ettari : un numero di tutto rispetto, se si considera che nei “quadranti” usati per il CFCE (Censimento Floristico Centro Europa), su una superficie standard di 3575 ettari, cioè quasi il doppio di quella delle pinete, nel miglior dei casi non si supera il migliaio di specie. L’evoluzione nel tempo mostra una buona tenuta, confrontando le 843 con le 890 del 1936 (Zangheri), e le aliene sono solo 68, cioè l’8 %, quando in tutti censimenti a noi noti si va quasi al doppio: 13,4 per l’Italia, 15 % per la Lombardia. Da ciò deriva un giudizio di situazione migliore che altrove, pur anticipando un prevedibile prossimo aumento delle specie aliene, come dimostra l’esperienza..

In passato le pinete hanno avuto tante e tali traversie da far ritenere che le loro condizioni siano ancora buone, ma a forte e crescente rischio per la subsidenza e la salinizzazione, le due cause principali di degrado , mentre nelle zone umide si aggiungo nutrie (che si mangiano anche le ninfee..), pesci predatori alieni e gamberi americani, forse il pericolo più grave e sottostimato, per l’aumento di torbidità ed il crollo della catena alimentare ai primi livelli.

Quanto ai rimedi, non credo assolutamente che il livello decisionale locale sia il più adatto ad affrontare problemi così consistenti. A tal proposito ricordo a Fusignani che la variante al PTCP per adeguarlo al Piano Tutela Acque regionale, inviata dalla Provincia alla Regione, è ritornata al mittente con molte osservazioni, prescrizioni e richieste di adeguamento (in parole povere gli hanno fatto le pulci), in quanto ritenuta carente su parecchi temi importanti.

Gli ricordo altresì che molti di quei punti erano elencati proprio nelle osservazioni presentate alla Provincia dalla nostra Associazione ma che -non si sa perché- il sottoscritto è stato escluso da lavori dopo sole due riunioni.

E la Provincia dovrebbe essere quella che salva il territorio: ma ci faccia il piacere!

Giorgio Lazzari