Un momento della consegna dei contenitori per la raccolta dei rifiuti marini

Negli ultimi mesi, nelle acque romagnole sono stati raccolti 300 kg di rifiuti, con le retine degli impianti di mitilicoltura che restano l’oggetto più presente nel mare

Negli ultimi mesi, nei fondali delle acque romagnole, i pescatori delle cooperative “Piccola e media pesca ‘La romagnola’” e “Nuovo conisub” di Marina di Ravenna, hanno ritrovato copertoni di auto, bombole del gas e reti abbandonate. Queste, però, sono solo alcune delle tipologie di rifiuti raccolte, che superano i 300 kg, un quantitativo veramente molto elevato.

Come illustrato in una nota, i ricercatori del centro ricerche marine “Cestha” (abbreviazione di “Centro sperimentale per la tutela degli habitat) di Ravenna si sono occupati della catalogazione dei rifiuti pescati, identificando le tipologie più ridondanti e documentando quelle più “strane”. Purtroppo, le retine degli impianti di mitilicoltura rimangono ancora decisamente il rifiuto più abbondante, assieme ai rifiuti plastici di origine civile come bottiglie e sportine. Esistono, poi, recuperi eccezionali di oggetti che è difficile capire come siano arrivati a largo, come per esempio le bombole di gas o i resti di un carrello della spesa.

Le tipologie di pesca praticate nella marineria, prosegue la nota, sono diverse, ciascuna delle quali si trova, sempre più spesso, a interfacciarsi con la presenza dei rifiuti dispersi nell’ambiente marino. I pescatori subacquei che raccolgono “La selvaggia” di Marina di Ravenna, ad esempio, durante le loro immersioni per la raccolta delle cozze sui banchi naturali, hanno più volte dovuto occuparsi di reti fantasma. Le reti fantasma sono quelle reti abbandonate in mare che risultano essere una pericolosa minaccia per la fauna marina; dato che continuano a catturare e a far morire gli organismi che vi si impigliano. Anche i pescatori artigianali hanno, purtroppo, imparato a confrontarsi con il problema; dato che ci sono giornate in cui i rifiuti catturati dalle loro reti superano di gran lunga il peso del pesce. La piattaforma “Ogyre”, una start-up innovativa si è di recente interessata al fenomeno, e sta lavorando proprio con le marinerie locali per standardizzare le attività di recupero.

I materiali raccolti, aggiunge la nota, sono stati conferiti negli appositi contenitori, collocati nella sede del “Cestha” di Ravenna per la raccolta dei rifiuti marini e della plastica in particolare. Essi sono distinguibili per la particolare grafica che li ricoprono, volta a promuovere lo slogan della campagna “#Ilmaredicebasta”.

Questa iniziativa, continua la nota, è nata da un’idea di “HeraLab”, il laboratorio di idee attivo a Ravenna dal 2013 che coinvolge vari stakeholder del territorio; con l’obiettivo di promuovere idee e soluzioni volte a migliorare la sostenibilità ambientale e la sostenibilità sociale dei servizi erogati ai cittadini. In particolare, si tratta di un progetto sperimentale che prevede, nell’ambito di un accordo attivato nel 2019 con l’”Autorità di sistema portuale di Ravenna del mare Adriatico centro-settentrionale”, una collaborazione fra “Hera” e fra i vari soggetti aderenti (tra cui le associazioni di pescatori sia di Ravenna che di Cervia, e i circoli di navigatori diportisti), che intendano fornire il proprio concreto contributo per la raccolta dei rifiuti in mare.

L’accordo con “Hera”, conclude la nota, rimarrà in vigore per tutto il 2022, con la possibilità di rinnovo anche per le stagioni successive.