
Presidio in viale Randi da parte di Italia Nostra e Collettivo Autonomo Ravennate
Manifestazione da parte di Italia Nostra e Collettivo Autonomo Ravennate in viale Randi, di fronte all’ingresso del Tribunale di Ravenna, poco dopo l’ora di pranzo di oggi, 10 ottobre 2022. Gli attivisti si sono dati appuntamento con alcuni striscioni, dalle ore 13 alle ore 14.30, in occasione di quella che sarà presumibilmente l’ultima udienza di primo grado del procedimento penale per l’affondamento nel Porto di Ravenna della Berkan B, la motonave che, sostengono gli organizzatori della manifestazione, “da ottobre 2017 a novembre 2021 riversò nelle acque idrocarburi potenzialmente cancerogeni, non essendo stata bonificata e lasciata colare a picco nell’indifferenza di chi invece con celerità, responsabilità e senso delle istituzioni doveva prevenire i danni del prevedibilissimo disastro”.
Nel processo sono 6 le associazioni costituite parte civile che denunciano anche la spesa di “oltre dieci milioni di euro di denari pubblici e ben 1507 giorni per rimuoverla”.
Italia Nostra e Collettivo Autonomo Ravennate definiscono “allo sbando” il cantiere, più volte posto sotto sequestro, e denunciano le condizioni dei lavoratori “durante le operazioni di rimozione, costretti a lavorare sott’acqua a relitto non bonificato affondato. Non una parola di ringraziamento per loro da parte delle Istituzioni”.
“Non è dato sapere se – attaccano gli attivisti -, senza il procedimento penale, il relitto sarebbe ancora là a spargere i suoi veleni, visto che per le altre cinque carcasse del ‘cimitero delle navi’, nulla si muove, nonostante giacciano abbandonate da tredici anni (tre carcasse) e oltre trenta (le altre due) sulle rive della Pialassa Piomboni poco distanti dal punto in cui affondò la Berkan B e dove si pesca di frodo molluschi a scala industriale”.
Una pagina che i manifestanti definiscono “vergognosa” per la portualità italiana, “ai danni delle casse dell’erario e dell’ambiente già martoriato del ravennate. Tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, ed iniziative economiche svolte in modo da non recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana: recenti modifiche alla Carta Costituzionale che non possono più essere disattese, per l’oggi e nell’interesse delle future generazioni”.