
Il consigliere regionale del Gruppo Popolo della Libertà, Gianguido Bazzoni, è intervenuto con un’interrogazione sulla situazione del fiume Lamone.
Bazzoni premette ”che ogni estate si verifica, ormai da molti anni, il completo prosciugamento del fiume Lamone all’altezza di Faenza e che questo fenomeno dura alcuni mesi, così come per il Marzeno ed il Senio;
che si sta addirittura anticipando di anno in anno il giorno in cui l’acqua smette di scorrere, infatti quest’anno già da sabato 30 giugno non vi è più apporto d’acqua e questo significa che in pochi giorni l’evaporazione prosciugherà completamente il letto; che questo fenomeno non è completamente naturale, ma dovuto alle attività umane, dal momento che nella storia il Lamone non si era mai prosciugato e che, anche negli anni più siccitosi, a Marradi l’acqua scorre sempre”
“Il ricorrente prosciugamento del Lamone ha ormai determinato la morte di un intero ecosistema, un tempo fra i più ricchi e complessi d’Italia, che partiva dagli insetti e la flora, fino agli anfibi, rettili, una varietà ricchissima di pesci, molluschi di fiume, fino ai Martin pescatori ed uccelli di ogni specie;
che l’aver ridotto il fiume ad una specie di roggia o canale di scolo è frutto di attingimenti superiori ad ogni possibilità di sopportazione del fiume e di un disinteresse generalizzato dei Comuni che insistono sulle tre vallate del faentino”.
Inoltre, ”molti ricordano i tempi in cui “l’isola” d’estate era la spiaggia dei faentini ed i bambini venivano avvertiti di fare il bagno stando attenti ai gorghi che si creavano e che avevano anche fatto qualche vittima, tanta era la forza dell’acqua alla confluenza fra Marzeno e Lamone; gli interventi che avrebbero potuto impedire questo disastro ecologico sono noti, e cioè: più rigore nell’impedire attingimenti eccessivi, obbligo di costruire laghi a sostegno delle coltivazioni, bacini montani, ripristino di sbarramenti artificiali come la diga di Errano, con l’escavazione del relativo lago ora completamente riempito di terra, ripristino di altre chiuse e laghi possibili sia sul Lamone che sul Marzeno, un sistema di pompaggio dell’acqua del Canale Emiliano-romagnolo fino a monte di Faenza, in poche parole un sistema integrato di rispetto delle norme e di rilascio controllato di acqua nei mesi estivi che possa restituire il fiume al territorio”.
Il consigliere chiede alla Giunta “se è a conoscenza di questa emergenza ambientale di un fiume che, rimanendo in secca alcuni mesi, è praticamente morto per tutto l’anno; se non ritiene che, nell’era della sensibilità ambientale e degli investimenti crescenti sul territorio, la situazione del fiume Lamone sia un vero scandalo;
se non ritiene di mettere allo studio un piano (che tornerebbe forse utile anche in altre zone) per intervenire a salvare quello che si potrebbe ancora salvare di un ecosistema così compromesso, sperando poi che la forza della natura possa nel tempo ricreare una qualche vitalità”.