
Gli ambientalisti aderiscono alla manifestazione nazionale promossa dalla campagna “NO CCS – il Futuro non si s(T)occa”
Gli ambientalisti hanno fatto sentire le loro voci nel pomeriggio di ieri, mercoledì 12 maggio alle 17 in piazza Kennedy, aderendo alla manifestazione nazionale promossa dalla campagna “NO CCS – il Futuro non si s(T)occa”.
Di seguito le dichiarazioni antecedenti alla manifestazione di alcune delle realtà che hanno partecipato.
Fridays For Future
L’obbiettivo della manifestazione è di “portare l’attenzione pubblica sull’impianto CCS che ENI intende costruire a largo delle coste di Ravenna, allo scopo di stoccare la CO2 emessa dagli impianti del polo industriale. La realizzazione del CCS – afferma il movimento – rallenterebbe la transizione verso le energie rinnovabili ed ENI avrebbe l’occasione di continuare ad estrarre idrocarburi ancora a lungo. Come Fridays For Future Ravenna crediamo che sia necessario dare priorità a scelte politiche ed economiche orientate verso la transizione alle energie rinnovabili e ad indirizzare la società verso un’economia lungimirante e quindi ecosostenibile, invece che lasciarsi guidare da miopi interessi di mercato”.
Legambiente
“Ribadire l’inutilità della proposta di ENI di stoccare anidride carbonica catturata dagli impianti del polo industriale e contrastare la possibile produzione di idrogeno blu. È questo lo scopo della manifestazione che si terrà in Piazza Kennedy a Ravenna mercoledì 12 maggio alle 17 e a cui anche Legambiente aderisce.
La CCS di ENI era presente – afferma Legambiente – nella prima versione del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR) con un investimento di 1 miliardo e mezzo di euro, per poi scomparire nella versione successiva. Nel PNRR del Governo Draghi la presenza o meno del progetto è rimasta incerta, ma le recenti dichiarazioni del Ministro Cingolani dichiarano la sua assenza in questa prima fase del piano.
Sicuramente una buona notizia che non lascia spazio alla possibilità che il progetto venga finanziato da soldi pubblici – commenta Legambiente -. Ma ovviamente tutto ancora può accadere ed è quindi importante mantenere alta l’attenzione.”
Secondo l’associazione bene quindi che “parte del mondo politico stia cominciando a criticare il progetto come non funzionale alla transizione energetica. Anche sullo stesso territorio ravennate forze politiche di maggioranza hanno recentemente cominciato a sollevare dubbi e perplessità, seppure le posizioni del Sindaco di Ravenna Michele de Pascale paiano ancora inamovibili.
Riteniamo importante che una realtà come quella ravennate, in cui ENI è insediata da anni, diventi la scena di una manifestazione nazionale che ne mette in discussione l’operato. È importante infatti che le voci dal territorio si sollevino per dare sempre maggiore attenzione e priorità agli interventi che sono veramente utili all’uscita dal fossile e per contrastare invece quelli che alimentano la crisi climatica.”- conclude Legambiente.
Federazione dei Verdi – Europa Verde Emilia-Romagna
Silvia Zamboni, Vicepresidente Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, co-portavoce regionale della Federazione dei Verdi-Europa Verde dell’Emilia-Romagna e Paolo Galletti, co-portavoce regionale della Federazione dei Verdi-Europa Verde dell’Emilia-Romagna, affermano: “In piazza Kennedy, alle 17, sarà presente una delegazione dei Verdi di cui farà parte il co-portavoce regionale Paolo Galletti. Contemporaneamente sulla pagina Facebook e sul canale YouTube della Federazione dei Verdi-Europa Verde Emilia-Romagna andrà in onda un webinar, nel corso del quale interverranno gli scienziati Massimo Scalia, Nicola Armaroli e Vincenzo Balzani, la capogruppo regionale di Europa Verde Silvia Zamboni e l’eurodeputata Verde Eleonora Evi.
Negli anni Ottanta, grazie anche a numerose mobilitazioni animate dal nascente partito dei Verdi (vedi foto allegata) Ravenna poté evitare l’inquinamento di una prevista centrale a carbone, che fu sostituita da una centrale alimentata a metano, come combustibile di transizione verso fossili meno impattanti.
A quaranta anni di distanza i tempi sono maturi per il passaggio alle rinnovabili: eolico e solare come proponiamo da tempo, anche come elemento di riqualificazione del turismo rivierasco, in particolare per attrarre quei turisti d’Oltralpe particolarmente sensibili alle tematiche ambientali.
Imprese e sindacati che oggi si attardano a difendere un modello energetico superato, contrassegnato anche dalla crescente fuga dei fondi di investimento, non fanno un buon servizio né alle imprese né ai lavoratori. I target europei di drastica riduzione delle emissioni di gas serra, richiedono che s’imbocchi senza tentennamenti la strada della transizione ecologica ed energetica per lasciarci alle spalle l’era dei fossili. Occorre preparare da subito il passaggio deciso all’impiego delle rinnovabili riqualificando imprese e lavoratori anche con l’aiuto del pubblico.
Al contrario, il progetto dell’impianto ENI CCS di stoccaggio fino a 500 milioni di tonnellate di CO2 in depositi di metano esauriti al largo delle coste ravennate non fa che ritardare questo processo nella fuorviante illusione che tutto possa continuare ad andare come sempre, come se il cambiamento climatico non fosse già in atto con le prime devastanti conseguenze a cui abbiamo assistito anche sulla costa romagnola, come improvvise trombe d’aria che hanno colpito mortalmente la pineta di Milano Marittima. Non abbiamo a disposizione un tempo infinito per invertire la rotta. Non c’è un Pianeta B su cui trasferire le giovani generazioni, a cui avremo reso invivibile la Terra se non tiriamo il freno d’emergenza.
La pericolosa ambiguità del governo Draghi e del Ministro della “finzione ecologica” Roberto Cingolani in merito a questo progetto va stigmatizzata. All’impianto CCS dell’ENI il Piano nazionale di ripresa e resilienza non destina esplicitamente fondi. La prova definitiva l’avremo però dai bandi per l’assegnazione dei fondi europei. Nel frattempo va respinta l’autorizzazione a nuove trivellazioni in Adriatico che ha avuto il via libera del governo, una scelta bocciata anche dall’Istituto Superiore di Sanità.
Siamo consapevoli che la conversione ecologica è un percorso impegnativo, che non si risolve dall’oggi al domani. Sappiamo che riguarderà anche le abitudini quotidiane dei cittadini, compreso l’uso domestico del gas metano. Intanto però cominciamo la transizione dalle industrie a maggioranza pubblica come l’ENI”.
Associazione politico-culturale L’Altra Faenza
“La transizione ecologica, ed energetica, è di particolare attualità – afferma l’Associazione politico-culturale L’Altra Faenza –, non solo per la recente costituzione del super Ministero, ma soprattutto per le emergenze climatiche e ambientali ampiamente conosciute.
In Europa, il programma Next Generation EU, e i Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza, pur con diverse ambiguità, mettono in campo significative risorse per raggiungere gli obiettivi del Green New Deal europeo, la neutralità climatica entro il 2050, lo sviluppo dell’economia Verde e digitale.
La Regione Emilia-Romagna addirittura dichiara di voler raggiungere il 100% di energie pulite e rinnovabili entro il 2035.
Questa transizione significa uscire progressivamente dall’uso delle fonti fossili, ossia dal carbone, dal petrolio, dal gas naturale, per usare solo fonti rinnovabili e utilizzare in modo sostenibile le risorse naturali.
Questi obiettivi non riguardano solo gli ‘ambientalisti’, ma tutte le forze progressiste e di sinistra, che dovrebbero essere in prima fila per un diverso modello di sviluppo che tenga assieme giustizia sociale e giustizia ambientale, una “Giusta Transizione”, come scrivono i sindacati.
Questo significa un profondo cambiamento nella produzione e nell’uso dell’energia, nelle politiche industriali, produttive, della mobilità, nei modi di abitare e di consumare, che deve coinvolgere tutti i soggetti, privati e pubblici, tutti i settori economici e produttivi, le Pubbliche Amministrazioni, ai vari livelli, fino alle scelte individuali di tutti i cittadini.
Noi conveniamo con la famosa affermazione di Alexander Langer del 1994: ‘la conversione ecologica potrà affermarsi soltanto se apparirà socialmente desiderabile’, ed infatti, proprio perché è sempre più urgente questa conversione, è necessario lavorare per farla diventare presto desiderabile e realizzabile da quanti più soggetti sociali, economici, comunità e singole persone.
A parte le forze che sono dichiaratamente schierate con la “lobby del fossile”, particolarmente forte a Ravenna, riteniamo utile aprire un confronto di merito con tutti i soggetti in campo, a partire dalle parti più sensibili delle associazioni, dei sindacati, degli imprenditori, degli amministratori, incluso chi ha manifestato qualche ambiguità (magari solidarizzando contemporaneamente con i ragazzi dei Friday For Future e con ENI) per progetti e investimenti per avviare sul serio una transizione ecologica ed energetica.
Noi continueremo a batterci contro progetti arretrati, che vogliono restare nel fossile come il CCS di ENI (invece di sotterrarla, la Co2 non va emessa) e contemporaneamente per sviluppare invece progetti sulle fonti rinnovabili e l’efficienza energetica (come il parco eolico off-shore, per il quale andrebbero semplificate le autorizzazioni) ma anche perché gli strumenti di programmazione territoriale, siano coerenti con la transizione ecologica.
In ogni territorio si possono verificare queste coerenze, a partire: dai Piani di Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima (PAESC); dai Piani Urbanistici Generali (PUG); dai Piani Urbani per la Mobilità Sostenibile (PUMS); dai Piani di Gestione dei Rifiuti; dallo sviluppo delle ‘Comunità energetiche’…
Il percorso per la transizione ecologica deve partire contemporaneamente dall’alto e dal basso.”
Potere al Popolo Ravenna
“Negli ultimi anni si parla sempre più spesso di Riscaldamento Globale e ora anche di CCS acronimo di Carbon Capture and Storage. Che legame c’è fra le due cose ?
Il Riscaldamento Globale è dovuto in gran parte all’emissione di CO2 (Anidride carbonica) in atmosfera dovuta ai processi industriali e in generale di combustione di materiali provenienti da fonti fossili (Carbone, Petrolio, Metano ecc.).
Questo riscaldamento eccessivo è, a detta della maggior parte degli scienziati mondiali, fautore degli eventi catastrofici a cui stiamo assistendo nonché di quelli peggiori previsti già fra pochi anni.
A questo punto nasce l’idea del CCS che altro non è che un procedimento inventato dalle aziende del fossile per rinviare l’abbandono dell’utilizzo di fonti fossili per produrre energia e consiste nel catturare e sotterrare la CO2 prodotta dai processi industriali iniettandola con grande pressione direttamente nei giacimenti di gas naturale situati nell’offshore Adriatico antistante Ravenna.
Questa tecnologia è molto costosa e rischiosa poiché non esistono studi approfonditi sulle interazioni con gli strati geologici del sottosuolo ed è stata abbandonata dagli USA come nel caso di Petra Nova appunto perchè troppo costosa.
Nel nostro caso invece le aziende come ENI stanno cercando di ottenere dei finanziamenti Pubblici Europei dai fondi per il Next Generation EU destinati invece ad altri progetti legati alle fonti rinnovabili.
Potere al Popolo Ravenna è totalmente contrario a questa gestione della CO2 con CCS ed in particolare si stigmatizza la posizione del Sindaco di Ravenna che con la sua strenua difesa del CCS mantiene una posizione contraria alla difesa del territorio e dell’ambiente e quindi contraria agli interessi dei cittadini.
Potere al Popolo Ravenna è a favore del deciso passaggio all’uso delle fonti rinnovabili ed al sostegno di queste togliendo i finanziamenti alle fonti fossili.
Per questo Potere al Popolo Ravenna aderisce e invita la popolazione a partecipare alla manifestazione nazionale a Ravenna convocata da varie realtà del mondo ambientalista per mercoledì 12 maggio alle ore 17″