
Le segnalazioni sulla situazione di un quartiere storico ravennate
È una richiesta di ascolto quella degli abitanti e non solo per la situazione del Borgo S.Rocco, storico quartiere di Ravenna nei pressi del centro della città. Dall’antica Porta Sisi fino alla chiesa, da più parti arrivano segnalazioni di negozi sfitti e saracinesche abbassate. Il timore principale dei cittadini è che, in assenza di interventi da parte delle istituzioni, il Borgo si spenga nel degrado. Una perdita non solo sociale ed economica – importante il ruolo del tessuto commerciale – ma anche culturale.
Molte infatti le testimonianze storiche che caratterizzano il quartiere, dalle grandi porte alla chiesa di San Rocco. Porta San Mama, ad esempio, è una delle più antiche di Ravenna: il suo nome è legato alla chiesa e al monastero, dedicati a San Mamante, che sorgevano lungo il fiume Ronco. Questa porta, edificata originariamente nell’XI secolo, è ricordata anche per la Battaglia di Ravenna del 1512: fu qui che ebbe inizio con l’attacco dei francesi, supportati dalle artiglierie. L’aspetto attuale della struttura risale al 1613, grazie all’intervento promosso dal Cardinale Legato Domenico Rivarola. Un’altra edificazione che caratterizza il Borgo è porta Sisi: la sua particolarità risiede nella lunetta di ferro che è fatta risalire al portone del monastero di Classe. Pregevole inoltre Porta Ravegnana (detta anche Gonzaga o Portonaccio)
Sulla chiesa di San Rocco svetta poi la torretta dell’orologio. Fu realizzata fra il 1838 e il 1840 da Don Angelo Montanari, assieme al nuovo edificio di culto, che venne consacrato dall’Arcivescovo Chiarissimo Confalonieri l’11 ottobre 1846. Nel 2006, in occasione dei 20 anni dall’apertura in Parrocchia, della Mensa di Fraternità, Don Ugo Salvatori volle arricchire l’orologio con un movimento meccanico, con figure che ricordassero la leggenda di S.Rocco. Il santo, colpito dalla peste e rifugiatosi in una grotta, riceveva la visita di un cane che gli portava una pagnotta, presa dalla tavola del padrone. Il movimento dell’orologio ricorda quella leggenda.