
Al teatro “Moderno” di Fusignano si è svolto “Parliamo di calcio”, evento organizzato in contemporanea alla mostra “Oltre il sogno”
“Parliamo di calcio”, l’evento in programma giovedì sera al teatro “Moderno” di Fusignano, ha rispettato le attese. È stata una serata di calcio totale, nella quale aneddoti, curiosità e racconti l’hanno fatta da padrona. Sul palco, insieme a Fabio Licari e Luigi Garlando, giornalisti de “La Gazzetta dello Sport”, sono saliti tre grandi allenatori come Arrigo Sacchi, Alberto Zaccheroni e Marcello Lippi. Assente giustificato, in quanto impegnato in un match di “ConferenceLeague” col Tottenham, Antonio Conte.
In un teatro “Moderno” tutto esaurito, è stato Nicola Pasi, sindaco di Fusignano, a dare il via, alle 20.40 circa, alla grande serata di calcio, ospitata in contemporanea alla mostra intitolata “Oltre il sogno” e da poco prorogata fino a domenica 14 novembre al museo san Rocco. Il primo a prendere la parola è stato Sacchi che ha subito raccontato come, da bambino, si è innamorato del calcio, nei campi della Romagna. Gli altri due mister, invece, hanno ricordato il loro primo incontro con Arrigo: Lippi subito prima di allenare il Cesena; Zaccheroni, invece, quando era il mister dell’Udinese.
Dopo questi brevi salti nel passato, i tre ospiti hanno raccontato le loro esperienze calcistiche in giro per l’Italia e per il mondo. Sacchi si è subito soffermato nel periodo in cui allenava il Rimini e, successivamente, nel periodo iniziale della sua prima esperienza al Milan, nella quale ha dovuto imporre il suo gioco tra varie difficoltà. Lippi, invece, ha raccontato i suoi anni in Cina, prima da ct del Guangzhou Evergrande (club col quale ha subito vinto la Champions League asiatica) e poi da ct della nazionale. Infine, Zaccheroni si è focalizzato sul suo periodo trascorso in Giappone da mister della nazionale, con la quale ha vinto la coppa d’Asia dopo pochi mesi. Gli aneddoti non sono mancati, con Arrigo che ha inserito nel suo racconto ricordi legati al presidente Berlusconi; Marcello che ha aggiunto una digressione sul calcio cinese e asiatico; e Alberto che ha definito il lasso di tempo vissuto in terra nipponica come “i quattro anni più belli della mia vita”, essendo anche stato ricevuto dall’imperatore giapponese per i meriti sportivi raggiunti durante la sua esperienza.
In seguito, Garlando e Licari hanno orientato la “chiacchierata” sul tema Nazionale, essendo sia Arrigo che Marcello ex ct azzurri (il primo vice-campione del mondo a “USA 1994” e il secondo campione del mondo a “Germania 2006”). Il fusignanese ha definito quella della Nazionale una vera e propria sfida, essendo un allenatore, abituato a lavorare quotidianamente coi suoi calciatori, “costretto” a creare una squadra da zero. Dopo aver “strillato” le squadre della serie A per avere pochi giocatori italiani in rosa, è tornato alla finale Mondiale di Pasadena persa, evidenziando come, anche classificarsi secondi in una manifestazione del genere, risulti un traguardo onorevole e prestigioso. Il viareggino, invece, ha narrato il trionfo ai Mondiali del 2006, aggiungendo al suo racconto tantissimi aneddoti sull’affiatamento e sull’atmosfera che si respirava a Coverciano prima dell’inizio del torneo.
La parola, poi, è passata a Zaccheroni, il quale ha paragonato il Milan di adesso a quello che allenava lui, fatto per lo più da giocatori giunti quasi alla fine della propria carriera. Nonostante questo, però, è riuscito ad imporre il suo gioco e a vincere uno scudetto. Anche Lippi ha speso qualche parola in merito all’argomento, ricordando i suoi anni alla guida della Juventus. A tal proposito è nato un simpatico tra lo stesso Lippi e Zaccheroni, al tempo ct della Lazio, il quale ha ricordato che, battendo l’Inter per 4-2, ha di fatto consegnato il tricolore ai bianconeri. Prima di terminare il suo discorso, il viareggino ha spiegato il tipo di mentalità e il tipo di approccio che chiedeva ai suoi giocatori, elementi fondamentali, secondo lui, anche nel calcio di oggi.
Garlando e Licari sono tornati sul discorso Nazionale, soffermandosi sugli Europei appena vinti e sui prossimi Mondiali, in programma nel 2022 in Qatar. Sacchi ha paragonato la sua esperienza da allenatore con gli obiettivi futuri degli azzurri; Lippi, invece, ha criticato le squadre della serie A per i troppi giocatori stranieri; e Zaccheroni ha rimarcato il fatto che, secondo lui, manca un attaccante, sebbene, dopo tanto tempo, le polemiche siano diminuite e l’entusiasmo aumentato.
Dopo questa “parentesi azzurra”, Sacchi ha prima stigmatizzato il movimento ultras italiano (nonostante si trovi d’accordo sul fatto che atmosfera e ambiente influenzino l’andamento di una squadra), e poi ha espresso la sua visione del calcio. Secondo lui, ciò che ha proposto non è una “rivoluzione calcistica”, essendosi limitato a proporre concetti semplici e a difendere uno stile. Zaccheroni, sollecitato dai giornalisti, ha parlato dei suoi anni da ct in Romagna (trascorsi tra Cesenatico, Riccione e Lugo) e del modo in cui ha applicato al suo modo di allenare la “rivoluzione sacchiana” a cavallo degli anni ’90, mentre allenava in serie A.
Prima di concludere la piacevolissima chiacchierata, i tre mister hanno espresso il loro pensiero e il loro punto di vista sul calcio moderno e futuro: se Lippi e Zaccheroni credono che, oggi, si tratti di uno sport meno difensivo, più aperto e più divertente; Sacchi è convinto che il calcio debba, semplicemente, essere concreto e poco uno show “da circo”.
Se il “padrone di casa” aveva aperto la serata, il “padrone di casa” l’ha anche conclusa, con un bellissimo appello pieno di speranza e di gioia rivolto ai più giovani. Arrigo (così come Alberto), al contrario di Marcello, infatti, non era un calciatore professionista, bensì giocava nei dilettanti in Romagna e alternava il proprio hobby al lavoro con suo babbo, mestiere che, come detto dallo stesso Sacchi, avrebbe continuato a svolgere nel caso non avesse raggiunto la fama nello sport. Nonostante questo, però, è riuscito a raggiungere traguardi che riteneva impensabili ed impossibili, ed è per questo motivo che “ognuno deve continuare a rincorrere i suoi sogni, perché tutto può avverarsi”.