L’ente, attraverso la sua presidente, ha manifestato il proprio dissenso verso la normativa, che prevede l’abbattimento di tutti gli animali anche con un solo esemplare positivo

Come illustrato in una nota della “LNDC Animal protection”, nei giorni scorsi si è verificata l’ennesima tragedia a danno di animali innocenti. Infatti, la presenza di un focolaio di influenza aviaria in un allevamento di volatili ornamentali a Conselice, ha portato all’uccisione pressoché immediata di circa mille animali, ricadenti sotto la definizione di pollame. Per quanto riguarda gli animali esotici protetti dalla normativa “Cites”, come gru, fenicotteri e struzzi, almeno per ora, prosegue la nota, sono stati posti sotto quarantena e risparmiati dal massacro; come previsto dal decreto legislativo 9/2010 e dal regolamento UE 2020/687 per limitare la diffusione della malattia ad altri allevamenti e ad animali selvatici, conclude la nota. 

In merito a ciò, si è espressa Piera Rosati, presidente di “LNDC Animal protection”: “Questo caso del ravennate è solo l’ultimo, in ordine cronologico, ma queste esecuzioni vengono effettuate continuamente e, da ottobre 2021 ad oggi, sono stati uccisi oltre 18.000.000 di animali sulla base di questa norma. La cosa più scioccante è che basta un solo caso di positività per far scattare lo sterminio di massa di migliaia di esemplari. I test non vengono infatti effettuati su tutti gli animali per sopprimere, eventualmente, solo quelli infetti; bensì si uccide indiscriminatamente. L’unica eccezione viene fatta per gli animali protetti, che hanno avuto la fortuna di nascere della specie giusta per essere risparmiati”, ha aggiunto la Rosati.

Sempre la presidente di “LNDC Animal protection” ha, poi, proseguito: “Questo modo di gestire la sanità animale non può essere più tollerato e accettato. Anche alla luce del nuovo quadro costituzionale, avvenuto con la modifica dell’articolo 9, è necessario riformare la legge e le procedure che riguardano la gestione dei casi di influenza aviaria, poiché ogni esemplare va tutelato in quanto individuo. Non è possibile considerare sempre gli animali come un insieme unico e sterminarli solo perché c’è un caso positivo al virus Hpai. Allo stesso tempo, ognuno di noi può fare la propria parte smettendo di alimentare la compravendita di carne e di animali vivi, come ad esempio quelli a scopo ‘ornamentale’, come se fossero statuine e non esseri senzienti, in modo che gli animali presenti in questi allevamenti siano sempre meno, riducendo, quindi, anche la possibilità di contrarre il virus dell’aviaria ed essere drasticamente uccisi”, ha concluso la Rosati.