
Le riflessioni sugli eventi nei luoghi di interesse storico: deve esistere un confine?
C’è chi l’ha ribattezzato, con una certa ironia, “Palazzo Rasponi dalle Feste”: lo storico palazzo nel cuore della città sta suscitando un ampio dibattito. Materia del contendere sono i suoi utilizzi, in relazione alla piazza, alla luce della Festa del Cappelletto.
E mentre davanti all’antica dimora si ergono i tendoni bianchi degli stand, in molti si chiedono se debba essere questa la “vocazione” dei luoghi storici di Ravenna.
Intendiamoci, nessuno mette in dubbio la “bontà”, è il caso di dirlo, dell’iniziativa in sé: la valorizzazione della tradizione gastronomica può essere sicuramente un volano anche per il turismo.
Ma è nel complesso il luogo a suscitare perplessità, tra l’altro con ragioni concrete: l’ultimo conte Rasponi, Lanfranco – famoso giornalista che frequentava il jet set internazionale – decise di cedere il palazzo al Comune in una logica di garanzia, per evitare usi privati.
Ora attraverso le sue finestre sale, sopraffino, il profumo del ragù…
È pur sempre arte (di mangiare bene, direbbe l’Artusi): ma andrebbe “applicata” nei luoghi deputati, cioè i ristoranti, che rappresentano una rete nevralgica per l’accoglienza in città.
La riflessione sul rapporto tra luoghi di cultura (o di interesse ambientale) e cultura di massa non è nuova ma continua ad essere attuale. Quale deve essere il confine tra tutela dei siti storici e il loro utilizzo per i vari eventi? Dove occorre fermarsi? Siamo nel campo delle opinioni: le stesse, forse, che dividono i buongustai… sul ripieno dei cappelletti.
Robin Hood