Ortazzo (foto di repertorio)

Le preoccupazioni di Legambiente

“Il 14 novembre scorso è stato reso pubblico il parere di ISPRA (L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ndr) riguardante l’Ortazzo e Ortazzino e Foce Bevano, sollecitato dalle associazioni WWF Ravenna, ENPA, Federazione Nazionale Pro Natura, Legambiente Ravenna Circolo Matelda, OIPA, Italia Nostra Ravenna ed UBN Unione Naturalisti Bolognesi, per una diversa classificazione di una zona del comparto” esordiscono Legambiente Emilia Romagna; Legambiente Delta del Po e Legambiente Ravenna in una nota inviata alla stampa.

“ISPRA ritiene – continua la nota – che l’area classificata come zona C, che non è vincolata da protezione totale come le zone A e B, dovrebbe rientrare nella zona B del Piano del Parco, quindi escludendo qualsiasi tipo di speculazione da parte di privati, sia essa agricola, che di usi incompatibili, che cementizia”.

Si legge poi che “Quest’area di circa 80 ettari e tutto il comparto ‘Ortazzo’ (A+B+C), come scrive ISPRA, ‘rappresenta uno dei pochi lembi di territorio costiero della Regione Emilia Romagna sopravvissuto al rapido processo di trasformazione del litorale (…) a partire dagli anni ’60 (…). L’efficacia di un’area protetta dipende in larga misura dalla sua estensione, più un’area è piccola ed isolata (…) meno riesce a preservare gli habitat’.

Quindi ISPRA ritiene che cambiare l’area da zona C a zona B favorirebbe anche le altre aree già sotto protezione del Parco e classificate B e A”.

Legambiente afferma che “Passato un giorno solo dalla pubblicazione del parere di ISPRA, apprendiamo dalla stampa che il Parco del Delta del Po comprerà finalmente l’area classificate B e A, ma non l’area classificata come zona C per la quale esiste un’opzione di acquisto da parte di un’azienda agricola ferrarese”.

“Gli stessi imprenditori che qualche tempo fa” continua la nota di Legambiente – hanno richiesto al comune di Comacchio di poter edificare un’area di Lido degli Estensi con 1500 appartamenti. La nostra preoccupazione è quindi che ci si avvii” verso “uno sfruttamento del territorio che condanniamo da ogni punto di vista”.

“Il Parco del Delta del PO, la Regione Emilia Romagna e il Comune di Ravenna non possono lasciare l’area C in mano a privati, non dopo il parere di ISPRA, che deve essere considerato, anche per rimediare a quanto non è stato fatto in precedenza. D’altra parte, quali sarebbero gli “interessi forti” che Parco e Regione dovrebbero non contraddire, venendo meno a quanto espresso in maniera chiara ed inequivocabile da ISPRA, ovvero l’applicazione della tutela più rigorosa anche per la zona C?” conclude la nota.