Il rapporto sul credito di Confartigianato Emilia Romagna

Le banche continuano a non dare fiducia ad artigiani e piccole imprese. L’allarme arriva dal rapporto sul credito di Confartigianato Emilia Romagna, relativo ai fondi erogati in regione nel corso del 2009 e nei primi mesi del 2010; nel primo semestre il credito alle imprese ha mantenuto tassi di crescita positivi, seppure in rallentamento rispetto all’anno precedente, mentre nel secondo semestre si è accentuata la flessione. I dati Banca Italia del primo trimestre 2010 registrano un ulteriore calo dei prestiti alle imprese, ancorché si evidenzino alcuni segnali di ripresa. Occorre però sottolineare con questi ritmi di crescita del Pil occorreranno oltre 5 anni per tornare ai livelli pre-crisi.
“Questo andamento a singhiozzo del credito mina la tenuta delle imprese artigiane e di quelle piccole e medie – sottolinea il presidente di Confartigianato Emilia Romagna Marco Granelli – che sono notoriamente sottocapitalizzate e dipendono quindi esclusivamente dal sistema bancario per le occorrenze di esercizio e di investimento”.
“Dopo oltre due anni dall’inizio della tempesta finanziaria trasferita poi all’economia reale – prosegue Marco Granelli – abbiamo la conferma che il conto più salato è stato pagato ancora una volta dai piccoli imprenditori a cui è stata chiesta una generalizzata riduzione dell’esposizione, un rinvio degli investimenti, elevati tassi di interesse e un aumento spropositato delle garanzie. In prospettiva, tra l’altro, incombe una la minaccia di Basilea3 su cui le rassicurazioni delle autorità monetarie e politiche non ci tranquillizzano per nulla. Le normative più restrittive sul capitale di vigilanza delle banche si scaricheranno sui soggetti più deboli come l’artigianato e la piccola impresa: è un film che abbiamo già visto con Basilea2”.

Dall’osservatorio di Banca Italia del giugno 2010 si evidenzia come dopo anni di crescita sostenuta, il credito bancario ha registrato, dalla seconda metà del 2008, un brusco rallentamento. Alla fine del 2009 i prestiti alla clientela residente in Emilia-Romagna sono diminuiti sui dodici mesi dell’1,1%, a fronte di una crescita del 6,4 nel 2008. A marzo del 2010 il calo è stato dello 0,9%, riflettendo la perdurante flessione del credito alle imprese (-4,0) a fronte di una moderata crescita dei finanziamenti alle famiglie consumatrici (3,1). Il tasso di crescita dei finanziamenti alle imprese è passato dal 7,4% alla fine del 2008 al -3,7 di un anno dopo, risentendo sia del calo della domanda sia dell’inasprimento delle politiche di offerta. La flessione, proseguita nei primi mesi del 2010, è stata meno accentuata per le piccole imprese (società non finanziarie con meno di 20 addetti e famiglie produttrici), che negli anni precedenti erano state caratterizzate da un ritmo di espansione più contenuto. I prestiti a breve termine si sono ridotti dell’11,1%, a fronte di un modesto incremento per quelli a scadenza protratta (oltre un anno); la quota dei prestiti a medio e lungo termine è passata dal 58 al 61%. Il rapporto medio tra i prestiti in conto corrente effettivamente utilizzati e quelli accordati è aumentato al 47,2%, risentendo anche del cambiamento della struttura delle commissioni per la disponibilità di fondi che potrebbe aver ridotto l’incentivo delle imprese a detenere linee di credito inutilizzate.

Andamento per settori
La dinamica del credito alle imprese è rimasta differenziata tra le diverse categorie di intermediari. I prestiti concessi dalle grandi banche sono diminuiti di oltre il 4%, a fronte di un aumento di quasi il 5% di quelli erogati dalle banche locali. Per quanto riguarda i settori l’andamento dei prestiti riflette la differente intensità con la quale la crisi ha colpito i vari comparti, nel legame tra la domanda di credito e il ciclo economico e nelle politiche di offerta delle banche. Nel settore manifatturiero la flessione è stata di quasi il -10%; nella meccanica e nei mezzi di trasporto il calo è stato particolarmente accentuato: -14%, riflettendo la caduta degli investimenti e l’andamento negativo delle esportazioni. Il credito alle imprese del comparto delle piastrelle è diminuito del 7,6%, a seguito della caduta dei livelli di attività nel mercato immobiliare e del calo delle esportazioni nei principali mercati di sbocco, nonché a causa dell’elevato grado di indebitamento raggiunto da alcune imprese. I prestiti al settore tessile e dell’abbigliamento si sono ridotti del 7,3%; quelli al comparto alimentare del 3,6%. La diminuzione dei livelli di attività nel settore immobiliare si è riflessa in un calo dell’indebitamento bancario delle imprese delle costruzioni (-1,5%), a fronte di una crescita di oltre il 10% nel 2008. I prestiti alle imprese del terziario hanno sostanzialmente ristagnato. I prestiti al comparto dei trasporti e ai servizi a esso connessi, che sono maggiormente legati al ciclo economico, sono diminuiti di quasi il 3%; quelli alle imprese del commercio, -8,2%, avrebbero risentito dell’indebolimento dei consumi. Il credito al comparto alberghiero e della ristorazione, in moderato incremento, avrebbe beneficiato, della sostanziale tenuta del turismo.

Andamento territoriale
I prestiti bancari alle imprese mostrano un andamento diversificato tra aree territoriali riconducibili, in prevalenza, alla diversa specializzazione produttiva. Ad una riduzione del credito nelle province emiliane superiore alla media, con un massimo a Reggio-Emilia, provincia interessata anche da significative crisi aziendali, si contrappongono gli andamenti della Romagna, in particolare delle province di Forlì-Cesena e Ravenna, dove i prestiti alle imprese non sono mai diminuiti; la provincia di Rimini mostra, invece, un andamento simile a quelle dell’area emiliana.

Il credito all’artigianato
Nel contesto dei finanziamenti bancari alle imprese, il credito al settore artigiano continua a segnare dati negativi in termini di quantità, qualità e condizioni che risultano stridenti rispetto al ruolo e al peso economico-sociale che rappresenta la nostra categoria. La quantità di credito erogato in Italia all’artigianato è stata nel 2009 di 61,5 miliardi di euro pari al 3,8% del credito totale al sistema economico (era il 4,9% nel 2000) con un calo per la prima volta anche in valore assoluto (da 62 a 61,5 miliardi). In Emilia-Romagna il credito erogato alle imprese artigiane nel 2009 è stato di 6,86 miliardi di euro pari al 4,5% dei finanziamenti totali al sistema economico regionale (era il 6,7% nel 2000). E’ evidente lo squilibrio tra finanziamenti concessi alle imprese artigiane e il peso economico del settore nella nostra Regione: 11,5% del Pil, 15% Export, 20% degli occupati. In Emilia Romagna si registra tra l’altro la maggior incidenza di artigianato sul totale delle imprese: 31 imprese artigiane ogni 100 imprese totali (Veneto 28, Lombardia 27, Piemonte 29) con una diffusione record di 35 imprese artigiane ogni 1.000 abitanti, rispetto ad una media nazionale di 25.
L’Emilia Romagna assorbe l’11% del credito totale erogato in Italia all’artigianato, pur continuando ad evidenziare dati molto disomogenei sul territorio: si va dai minimi di Bologna (2,8%) e Modena (4,4%) sotto la media regionale, ai massimi di Piacenza (7,2%) Ferrara (6,4%) Forlì-Cesena (5,7%). Dai dati emerge come la quota dei capitali versati in banca dalle imprese artigiane sul totale dei depositi (2,8%) sia inferiore a quella del credito concesso alla categoria (4,5%). In realtà se si considera il totale della “ricchezza finanziaria” delle imprese artigiane costituita dall’aggregato depositi, titoli di stato, azioni, obbligazioni e polizze vita, che registra nella nostra Regione un valore di circa 8 miliardi di euro, emerge che sono più le risorse date dalle imprese che quelle ricevute dalle banche (6,8 miliardi di euro).
Il tasso di sofferenza sugli impieghi complessivi, dopo quasi un decennio di valori in calo, ha registrato nel 2009 una pericolosa impennata, +3,2%, ancorché più limitata del dato nazionale (+3,7%), conseguenza evidente della pesante recessione che ha toccato quasi tutti settori.
Un indicatore utile per mettere in luce la criticità del sistema creditizio di un territorio, si può ricavare dal tasso di fallimento delle imprese, determinato spesso per ragioni finanziarie con l’impossibilità di saldare i debiti con le banche o di accedere a nuove linee di credito. Anche in questo caso l’Emilia Romagna si mostra più virtuosa rispetto all’Italia con un valore (1,5%) sensibilmente inferiore alla media nazionale (2,4%).
Un altro indicatore infine per individuare le criticità di un sistema del credito è quello relativo al numero dei protesti rapportato alla popolazione. Anche in questo caso l’Emilia Romagna si mostra particolarmente virtuosa rispetto al dato nazionale.

«Questi indicatori – sottolinea il presidente Granelli – testimoniano in sostanza che in Emilia Romagna il tessuto delle Pmi è complessivamente valido e ha consentito di sviluppare un rapporto Banche-Imprese migliore che nel resto del paese. Restano tuttavia gli squilibri che penalizzano l’artigianato e le micro imprese nella quantità e qualità del credito erogato, ma soprattutto le incognite sull’uscita definitiva dal tunnel della crisi e sul consolidamento di una robusta ripresa di crescita economica».

Le garanzie e il ruolo dei Confidi
Un ultimo ma più importante aspetto da esaminare per tracciare un quadro completo del panorama creditizio in Emilia-Romagna per la categoria è rappresentato dalle garanzie, sempre più indispensabili per l’erogazione del credito alle piccole imprese, specie in questa difficile congiuntura economica. Le banche, con timore di una crescente insolvenza, richiedono con sempre maggior insistenza forti garanzie, spesso di entità superiore al finanziamento concesso, innescando inevitabili strozzature tra domanda e offerta di credito.
L’arma più efficace per artigiani e piccole imprese per fornire garanzie alle banche, è costituito dal sistema dei Consorzi Fidi, particolarmente attivi nel nostro settore. In Italia i Confidi artigiani hanno in essere 11.475 milioni di euro di finanziamenti garantiti e nel 2009 hanno erogato 6.312 milioni di euro di finanziamenti garantiti alle oltre 735.000 imprese socie, di questi il 10,3% erogato in Emilia Romagna. La loro operatività si caratterizza in particolare per il basso tasso di insolvenza rispetto a quello del sistema bancario; per l’incidenza più elevata del credito a medio-lungo termine (quasi il 60%) rispetto a quello a breve; e per la capacità di intercettare il credito agevolato (24%).
In Emilia-Romagna da oltre un anno è attivo Unifidi, unico Consorzio regionale di garanzia unitario per l’artigianato, attraverso fusione per incorporazione in 17 Cooperative di garanzia territoriali. Questo importante strumento, che ha dovuto tra l’altro affrontare la crisi finanziaria proprio nella fase costituente, nel 2009 ha deliberato 12.374 pratiche per un totale di 868,9 milioni di euro di finanziamenti e 331 milioni di garanzie prestate con una percentuale media di garanzia del 31% e un importo medio di finanziamento di 76.900 euro. Se rapportiamo questa operatività di Unifidi con l’operatività di tutto il 2008 delle singole cooperative, possiamo rilevare come si siano superati ampiamente i risultati conseguiti prima dell’aggregazione.
Anche nei primi nove mesi del 2010 si è accentuata l’operatività di Unifidi che, dopo la leggera flessione dei mesi estivi, dovrebbe riprendere slancio anche in coincidenza con l’operatività del Fondo Regionale di Coogaranzia attivato con la Regione Emilia-Romagna.

«Nelle prossime settimane – sostiene il presidente Marco Granelli – la Regione dovrà deliberare i contributi ai Confidi regionali per adeguare la loro capitalizzazione ai requisiti imposti dalla vigilanza, anche per far fronte all’aumento delle sofferenze che si registrano in questo periodo di crisi. Auspichiamo che al riguardo vengano adottati criteri oggettivi e coerenti con l’operatività, la base associativa e l’apporto di capitale dei soci dei Confidi dei diversi settori: artigianato, industria, cooperazione».

Composizione settore bancario
Alla fine del 2009 risultavano attive in Emilia-Romagna 137 banche, di cui 57 con sede amministrativa in regione, dove operavano con 2.626 sportelli (il 73% del totale). La loro quota nel mercato regionale dei prestiti è salita al 51% (1,8 punti percentuali in più rispetto a fine 2008), mentre quella sui depositi si è attestata attorno al 73% (72,3 nel 2008). Nel decennio 2000-09 le banche di minori dimensioni hanno aumentato la propria quota di mercato dei prestiti di quasi 12 punti percentuali (dal 23 al 35%), particolarmente accentuata nel settore delle costruzioni; questo incremento è in buona parte attribuibile alle banche di credito cooperativo (dal 4,6 all’8,3%). Il rafforzamento della quota di mercato delle banche locali ha interessato soprattutto i finanziamenti concessi alle imprese, con un guadagno di 7,5 punti percentuali in dieci anni; l’incremento è stato ancora più accentuato con riferimento al settore delle costruzioni (11,7 punti percentuali). A tali dinamiche si è accompagnata una ricomposizione del portafoglio prestiti delle banche locali in favore delle società non finanziarie con più di 20 addetti (dal 40,6 al 52,5% del portafoglio complessivo). La quota di prestiti destinata alle imprese piccole (unità produttive con meno di 20 addetti e famiglie produttrici) si è invece ridotta, determinando un calo della peculiare specializzazione delle banche locali regionale in questo segmento di clientela. La tendenza alla crescita delle quote di mercato delle banche locali potrebbe arrestarsi nel 2010 a causa di politiche di offerta restrittive connesse anche con l’aumentata rischiosità del portafoglio prestiti e l’esposizione verso tipologie di clienti diverse da quelle tradizionalmente affidate.