L’incontro è stato organizzato dalla Fillea Cgil
Giovedì 14 ottobre è prevista un’assemblea dei lavoratori della cooperativa Cef di Faenza per definire una risposta al licenziamento che ha coinvolto 21 persone.
L’incontro, che si svolgerà nel pomeriggio nella sede della Cgil di Faenza, è stato convocato dalla Fillea Cgil per affrontare “la delicata situazione dei dipendenti che hanno ricevuto nei giorni scorsi la lettera di licenziamento e la messa in mobilità a seguito dell’avvio della procedura di liquidazione della Cef”, rileva il sindacato.
Gli addetti coinvolti sono 21, di cui 15 operai e 6 impiegati. “Tra i lavoratori figurano anche otto soci che non sono stati convocati dai vertici della Cooperativa nel momento in cui hanno deciso di passare alla liquidazione”. “Quest’ultimo fatto – commenta il segretario provinciale della Fillea, Paolo Paolini – dimostra una grave mancanza di trasparenza all’interno della cooperativa. L’assemblea sarà un momento importante per definire il percorso futuro. La Cef ha deciso di non fare ricorso agli ammortizzatori sociali in deroga o straordinari, ma di ricorrere immediatamente ai licenziamenti e la messa in mobilità. I lavoratori possono scegliere di accettare la proposta fatta dall’azienda che corrisponderebbe immediatamente il Tfr. In alternativa possono invece, attraverso gli ammortizzatori sociali, continuare ad avere una copertura economica ben definita”.
La Fillea Cgil interpreta l’uscita dal mercato della Cef come l’ennesimo segnale di crisi del settore sul territorio provinciale: “Stiamo assistendo da circa un anno – conclude Paolini – a una progressiva riduzione dei posti di lavoro e a un fenomeno di frammentazione della filiera del settore. Ci sono diversi casi in cui le aziende licenziano i lavoratori, incoraggiandoli poi ad aprire delle partite Iva o a lavorare in prestazione di manodopera. Una volta effettuato questo passaggio, le stesse si rivolgono ai lavoratori commissionandogli interventi che a tutti gli effetti sono meno onerosi per i datori di lavoro. Questo meccanismo perverso porta a un ulteriore indebolimento di tutti gli addetti del settore costruzioni. Gli effetti sono molteplici: concorrenza sleale, minore protezione per i lavoratori, in particolare per quelli stranieri che sono fortemente ricattabili, e meno sicurezza nei cantieri”.