Flessione dell’occupazione del 3%, 13 imprese hanno beneficiato degli ammortizzatori sociali
Il sistema cooperativo provinciale che fa capo a Legacoop, Confcooperative e Agci ha presentato ieri, 9 novembre, i dati relativi al 2009. In sintesi, le cifre dimostrano una tenuta del sistema, con qualche sofferenza dovuta agli effetti della crisi. Nello specifico, nel 2009 le imprese associate alle tre centrali sono state 445 (erano 441 del 2008) e hanno sviluppato un valore della produzione di 4 miliardi e 932 milioni, che rappresenta un decremento del 5,3 per cento rispetto all’anno precedente. Il patrimonio si è assestato a 1 miliardo e 656 milioni, di cui 500 milioni derivanti dal prestito sociale (più 5,2 per cento rispetto al 2008). Il numero dei rapporti associativi è cresciuto: a fine 2009 erano 287.590 (270.226 nel 2008 e 258.742 nel 2007); l’occupazione ha invece sofferto una flessione del 3 per cento (gli occupati sono stati 25.818 nel 2009 contro i 26.606 dell’anno scorso). Infine, i dati direttamente collegati alla crisi, quelli sugli ammortizzatori sociali: 5 cooperative delle tre centrali nel 2009 hanno fatto ricorso ai contratti di solidarietà (con 292 addetti coinvolti), 3 alla cassa integrazione (100 addetti) e 1 alle cassa integrazione straordinaria (54 addetti). Inoltre 13 imprese hanno beneficiato degli ammortizzatori sociali in deroga (547 addetti coinvolti) e 2 della cassa integrazione straordinaria in deroga (19 addetti).
È toccato al presidente della Federazione interprovinciale Ravenna-Ferrara di Agci, Giuseppe Morgagni, il compito di approfondire l’analisi dei dati 2009. Dopo una panoramica sulle performance dei vari settori, Morgagni ha confermato i segnali di difficoltà che vengono dal movimento cooperativo, che però mantiene ancora una invidiabile compattezza economica data dall’entità delle riserve indivisibili, dal capitale sociale, dal patrimonio netto, dai prestiti sociali e dalle professionalità dei propri lavoratori. «Questi dati – ha aggiunto – unitamente al numero delle associate e delle varie posizioni associative testimoniano l’attaccamento e la fiducia delle basi sociali al nostro movimento. La politica nazionale deve cambiare passo perché servono riforme istituzionali importanti che alleggeriscano il ‘sistema Paese’ e azioni strategiche concrete per avviare una solida ripresa: meccanismi di gradualità del patto di stabilità interno, una politica fiscale che favorisca il processo di patrimonializzazione delle imprese e alleggerisca il fisco sui redditi da lavoro anche attraverso i proventi della lotta all’evasione fiscale, più efficienza, meno burocrazie nella macchina pubblica e più produttività a tutti i livelli per essere più competitivi».
Il presidente di Confcooperative, Raffaele Gordini, ha sottolineato che «i dati economici delle nostre cooperative, nel 2009, se confrontati con il contesto socio-economico presentato da Morgagni, ci permettono di affermare che abbiamo ottenuto dati estremamente positivi, data la crisi. Ma una cosa va ribadita: le cooperative hanno sacrificato gli utili per sostenere l’occupazione e il fatturato, contribuendo in maniera significativa alla tenuta dell’economia provinciale. Questo ci ha permesso di affrontare il 2009; speriamo ora nei segnali di ripresa, altrimenti anche la cooperazione subirà maggiori difficoltà, visto che nel 2010 i problemi sono cresciuti e non possiamo continuare a sacrificare utili per sostenere il sistema, se questi non si producono».
Concludendo l’incontro, il presidente di Legacoop Ravenna Giovanni Monti ha insistito sull’esigenza che le cooperative accelerino il processo di innovazione. «Noi ci siamo, nel senso che la cooperazione ha messo in campo una serie di progetti che metteranno nelle condizioni, in questa fase di cambiamento radicale delle regole della competizione, i settori tradizionali di rinnovarsi. È indispensabile ricercare nuovi fatturati, nuovi lavori, nuova occupazione, perché nuovo lavoro dai settori tradizionali farà sempre più fatica a emergere. È uno sforzo che deve impegnare le forze economiche, politiche e sociali di ogni territorio: con un incontro tra finanza pubblica, finanza privata e una mobilitazione delle risorse degli istituti bancari».