Ne fanno farte 48 proprietari: l’obiettivo è salvaguardare l’investimento

Sono 48 i proprietari di unità immobiliari all’interno di Marinara che hanno dato vita ufficialmente al Consorzio Marina di Ravenna. Attualmente, tutto fa capo a Seaser e, quindi, a Cmr, la cui grave situazione patrimoniale è nota: l’obiettivo della nuova aggregazione è appunto salvaguardare l’investimento compiuto ottenendo, nel rispetto delle norme di legge, l’intestazione della concessione demaniale per mantenere e gestire edifici e infastrutture del porto turistico.

Il consorzio – di cui è stato nominato presidente Giuseppe Bongiovanni e come consiglieri Roberto Ridolfi e Simone Bassi – non vuole recare danno a Seaser. In una nota, infatti, i vertici spiegano di voler collaborare “con tutti coloro che si prodigheranno per la valorizzazione del territorio di Marina di Ravenna e, di conseguenza, del complesso di Marinara”. Seaser è anche stata invitata a entrare nel gruppo, che rimane comunque aperto a future adesioni.

Ma con questa azione, i proprietari chiedono anche alle istituzioni di affrontare il problema, che al momento sembra voler essere relegato a una questione puramente economica nonostante il procedimento giudiziario che sta toccando Porto Reno. “Noi – affermano i fondatori del consorzio – abbiamo creduto e crediamo nella bontà dell’iniziativa intrapresa da Seaser. Per questo auspichiamo la fattiva collaborazione e l’interessamento degli enti per una felice e rapida definizione di questo percorso”.

“Quello che chiediamo a Seaser è un atteggiamento di responsabilità”, spiega il neonato consorzio in una missiva inviata alla stessa Seaser, ai suoi soci, a tutti gli enti locali, compresa la Regione, e all’Autorità portuale. La società che finora si è occupata della gestione di Marinara dovrebbe, secondo il consorzio, collaborare alla definizione di un progetto che porti allo scorporo e al sub ingresso nella concessione demaniale marittima del nuovo gruppo. Una risposta negativa potrebbe essere il segnale “di logiche estranee a quelle economiche e al desiderio di salvaguardare l’immagine e la credibilità del territorio di Marina di Ravenna. Un eventuale fallimento sarebbe devastante”.