Tre miliardi per lottare contro il contante

E per i lavoratori autonomi il fisco pensa di calcolare le imposte direttamente sugli incassi

Per il 2021 il Governo  prevede 6,1 miliardi di disavanzo aggiuntivo, e nei piani del governo un miliardo abbondante dovrebbe essere dedicato alla lotta al contante, proprio all’indomani dell’abbassamento a 2mila euro dei pagamento in contante. In campo dovrebbe tornare il fondo per il cashless che nell’ultima legge di bilancio aveva rappresentato uno dei capitoli più cari al premier Conte: capitolo dotato di tre miliardi, per invogliare gli italiani ad abbandonare la cartamoneta, che però erano sfumati in fretta nel decretone anticrisi di maggio. Ma a quanto pare la rinuncia è solo temporanea: e il decreto atteso per la prima metà di agosto si occuperà anche di ricostruire il fondo. In formato ridotto rispetto all’originale, almeno per ora. La battaglia contro il contante non è del resto tema che appassiona solo Palazzo Chigi. Al ministero dell’Economia sono stati riaperti in fretta i fascicoli della riforma fiscale abbandonati nel pieno dell’emergenza sanitaria. La riforma, che non può essere finanziata con le risorse comunitarie, dovrà trovare coperture strutturali domestiche per partire davvero. E in questo quadro il binomio lotta all’evasione-battaglia al contante diventa centrale nella strategia costruita dal governo. Soprattutto per dare gambe all’ambizione di costruire per gli autonomi un “fisco per cassa” in grado di abbandonare saldi, acconti e modelli matematici di determinazione dell’imponibile presunto. L’idea di base di questo nuovo fisco, rilanciato nei giorni scorsi dallo stesso Gualtieri alla Camera, è di far calcolare direttamente dall’amministrazione finanziaria le imposte dovute sulla base degli incassi effettivi. Ma è ovvio che gli incassi devono essere tracciabili