Roberto Bozzi, presidente di "Confindustria Romagna" (foto di Riccardo Gallini/GRPhoto)

Secondo l’ente, la riattivazione delle piattaforme nell’Adriatico conferma sia la necessità di rilanciare i giacimenti esistenti, sia il bisogno di diversificare le fonti di approvvigionamento energetico

Come affermato in una nota di “Confindustria Romagna”, le stime odierne del professor Davide Tabarelli riportate dalla stampa locale sulla riattivazione delle piattaforme in Adriatico confermano, da un lato, la necessità di rilanciare quanto prima i giacimenti esistenti, come “Confindustria Romagna” chiede da mesi e, dall’altro, l’urgenza di diversificare il più possibile le fonti di approvvigionamento energetico, muovendosi parallelamente su tutti i fronti possibili per contenere il caro energia, conclude la nota. 

In merito alle estrazioni nel mare Adriatico e alla diversificazione dell’approvvigionamento energetico, Roberto Bozzi, presidente di “Confindustria Romagna”, si è così espresso: “Tra qualche settimana, nelle case e negli uffici si potrà spegnere il riscaldamento, ma le imprese continuano a produrre tutto l’anno, senza dimenticare che è dalla vendita del gas che Putin ricava il finanziamento dell’economia di guerra e delle atrocità disumane perpetrate in Ucraina. Occorre, quindi, agire quanto prima su tutte le direttrici possibili, sia potenziando le estrazioni attive, che comunque contribuiranno per pochi punti percentuali al nostro fabbisogno, sia rimuovendo i vincoli a ricerca ed estrazioni nuove, sia accelerando sulle rinnovabili, sia aumentando gli approvvigionamenti da mercati diversi da quello russo. Qui abbiamo le strutture per ospitare rigassificatori offshore. Non fare anche solo una di queste cose significa continuare ad esporci a un ricatto geopolitico intollerabile”, ha concluso Bozzi.