
Il sindaco De Pascale candida la città a capitale dell’energia
“Ravenna fa la sua parte per garantire energia al Paese, ma il Paese deve fare quel che serve per dotare la città delle infrastrutture necessarie alla gestione dell’energia stessa e alle necessità di spostamento di cittadini e imprese”.
Il sindaco Michele De Pascale è intervenuto ieri sera al dibattito “Ravenna capitale dell’energia” organizzato da Azione che ne ha portato a Ravenna il leader Carlo Calenda.
Davanti a una platea gremita di pubblico Calenda ha lodato il pragmatismo del sindaco “con cui ho sempre lavorato benissimo” e, insieme al responsabile per l’energia di Azione Giuseppe Zollino, hanno fatto il punto sulle necessità energetiche dell’Italia e su quello che può fare Ravenna.
“In tema di energia – ha attaccato Calenda – è ora di essere realisti e concreti, smettendola di inseguire il populismo, quel populismo che si è battuto per salvare 300 ulivi a Melendugno in Puglia o che ha per anno gridato al pericolo, inesistente, di un tubo di gas sotto la spiaggia di Melendugno, fondamentale invece per portare attraverso il Tap il gas in Italia. Tutti casi in cui l’ideologia affossa la realtà”.
E la realtà, secondo Calenda, è che l’Italia solo con le rinnovabili non ce la può fare a raggiungere la decarbonizzazione che l’Europa fissa come obiettivo al 2050. E questo per la ragione che da soli sole e vento non possono garantire continuità energetica visti i loro picchi e le loro cadute e tanto meno esiste la realistica possibilità di stoccare l’energia in eccesso per poi utilizzarla nei periodi di magra.
“Quel che serve – hanno insistito Calenda e Zollino – è il nucleare come hanno ben capito i francesi a differenza dei tedeschi per pura propaganda spengono il nucleare per briciare lignite, la fonte energetica più inquinante al mondo”.
E Ravenna come si colloca in questo contesto? “Intanto – ha ribadito il sindaco De Pascale – abbiamo fatto con convinzione la nostra parte sul rigassificatore e tra un anno la struttura sarà operativa. Ma ci aspettiamo che possano anche ripartire le estrazioni in mare che sono scese negli ultimi decenni da 20 a 3 milioni di metri cubi di gas all’anno. Uno scandalo che ci facciamo aspirare il gas dai croati e noi stiamo a guardare. Così come andremo avanti con la realizzazione dei sistemi di cattura di anidride carbonica che vedono in Ravenna un sito ideale proprio grazie ai grandi giacimenti sottomarini dismessi. Per non dire del fatto che sono partiti i lavori di escavo del porto che garantirà sempre maggiore efficienza allo scalo ravennate”.
Ma tutta questa disponibilità in cambio di cosa? “Di un sistema infrastrutturale assolutamente inadeguato” ha attaccato De Pascale, a partire da una Orte-Ravenna in condizioni deplorevoli da anni e di collegamenti ferroviari scadenti. Un problema annoso da cui Ravenna non riesce a uscire.