La singolare vicenda di “Cece”, supporter del Portogruaro

Stadio Adriatico di Pescara, esterno pomeriggio. È l’ultimo giorno di febbraio, un’assolata domenica di fine inverno. La forte squadra di casa affronta il Portogruaro nell’ottava giornata di ritorno del campionato di Prima Divisione Lega Pro (una volta chiamata, più semplicemente, serie C1). Sul campo finisce 0-1, segna Marchi nel secondo tempo e gli ospiti portano a casa un prezioso successo che li lancia al secondo posto solitario in classifica, a sei punti dalla corazzata Verona. A sorprendere, più che il risultato, è il clima in cui si è svolto il match. Sugli spalti, i quasi ottomila spettatori di fede pescarese hanno spinto i loro giocatori alla ricerca del successo ma si sono dovuti arrendere al piccolo Portogruaro che, a dispetto della minuscola comunità e della pressoché nulla storia calcistica, ha vinto con merito. Per la gioia dell’unico tifoso sceso dal Veneto in Abruzzo, assiepato solitario in curva Sud con tanto di striscione al seguito. Conosciuto come “Cece”, è il fondatore del gruppo ‘Furie Granata’ e non è voluto mancare a questa importante sfida dei suoi beniamini. Alla fine i giocatori del Portogruaro sono usciti tra gli applausi dello sportivo pubblico locale e hanno festeggiato la vittoria con il loro unico sostenitore, che si è sobbarcato in solitario i 580 km che dividono le due città, ritorno escluso.

L’immagine di quel tifoso nell’immensa curva vuota è la testimonianza di come siano possibili gesti di amore sconfinato per uno sport che troppo spesso mette in luce aspetti meno esemplari. Il prode Cece, con la sua fede calcistica fuori dal comune, è l’esempio di come esista un’altra faccia del calcio, pura e limpida, nella quale in molti possono ancora riconoscersi. Ci sono tanti modi per seguire il calcio e lo sport in genere, quello dei tifosi come Cece merita rispetto e un grande applauso.