
Si protrae il tour nei punti di grande suggestione sparsi per la città che hanno caratterizzato la poetica e la vita del Sommo Poeta
Vicino alla tomba di Dante, in via Corrado Ricci, si può visitare uno degli angoli più belli e suggestivi di Ravenna, in cui tesori d’arte e natura si fondono l’un l’altro: la cripta Rasponi e i giardini pensili che gli salgono attorno. Questi due monumenti costituiscono una piccola eredità, essendo ciò che resta del palazzo edificato nel 1600 (nel terreno prima appartenuto a Guido Novello, podestà di Ravenna e mecenate di Dante) per la nobile famiglia ravennate dei Rasponi, che vi abitò fino alla fine del diciannovesimo secolo. Infatti, proprio i Rasponi, tra il 1300 e il 1800, sono stati una delle più potenti famiglie del capoluogo romagnolo, con molti discendenti, spesso in contrapposizione tra loro.
La cripta, un gioiello artistico e culturale importantissimo, non è altro che una piccola cappella gentilizia, il nucleo più antico del complesso architettonico di palazzo Rasponi. Fu fatta costruire, molto probabilmente, alla fine del diciottesimo secolo dal capostipite della famiglia, il conte Cristino. Inizialmente doveva fungere da cappella funeraria, salvo poi non ospitare le spoglie di alcun membro della famiglia. La cripta, alla quale si accede dal giardino, è formata da tre vani: il primo è di accesso, alla base di una torretta neogotica a scopo decorativo; il secondo è una stanza, nella quale è presente una nicchia che ospita una palla di pietra con un’iscrizione latina; e il terzo è un piccolo presbiterio, con un piccolo altare per le funzioni religiose.
La parte più significativa e più interessante della cripta, però, è costituita dal pavimento a mosaico, proveniente dalla chiesa seicentesca (andata poi distrutta) di san Severo di Classe. L’assemblaggio casuale dei diversi frammenti musivi crea una fantasia di forme e colori più decorativa che narrativa. Sopra il lastricato, infatti, spiccano motivi geometrici ed ornamentali, fiori e figure di animali, colti in atteggiamenti spontanei e vivacizzati dall’uso di smalti che ne esaltano la ricchezza cromatica. La brillantezza e la maestosità di questo tesoro musivo mettono così in luce, un’altra volta, la sapienza e la bravura dei maestri mosaicisti ravennati.
Il giardino, soprattutto in primavera, è un tripudio di colori e profumi, un piccolo angolo magico nascosto nel cuore di Ravenna. Arricchito da una bella fontana, è diviso in due parti: al centro è ospitata una torre neogotica, mentre più spostata è presente una parte pensile. Uscendo dalla cripta non resta che salire la scala fino al belvedere, così da poter ammirare piazza San Francesco. Da qui si può poi raggiungere il vicino terrazzo sopra il voltone, costruito nel 1839, col compito di collegare il palazzo Rasponi alle scuderie e ai magazzini.
L’edificio, in seguito, fu venduto come albergo, ma nel 1922 andò completamente distrutto in un incendio, venendo prontamente sostituito da un altro palazzo in stile neoromantico. Oggi, all’interno di questo immobile, ha sede la rappresentanza e gli uffici della Provincia.
Le tappe del viaggio dantesco
Un riepilogo delle tappe precedenti della rassegna “luoghi danteschi”, con lo scopo di rendere vita facile al lettore:
- “Luoghi danteschi”, una rubrica per celebrare il Sommo Poeta
- Luoghi danteschi, prima tappa: la tomba di Dante
- Luoghi danteschi, seconda tappa: il Quadrarco di Braccioforte
- Luoghi danteschi, terza tappa: la basilica di san Francesco
- Luoghi danteschi, quarta tappa: gli antichi chiostri francescani
- Luoghi danteschi, quinta tappa: la casa dei Polentani
- Luoghi danteschi, sesta tappa: la casa Traversari
- Luoghi danteschi, settima tappa: la chiesa di santo Stefano degli ulivi
- Luoghi danteschi, ottava tappa: “la pineta in su ‘l lito di Chiassi”
- Luoghi danteschi, nona tappa: palazzo Scarabigoli
- Luoghi danteschi, decima tappa: i mosaici di sant’Apollinare nuovo
- Luoghi danteschi, undicesima tappa: i mosaici di Galla Placidia
- Luoghi danteschi, dodicesima tappa: i mosaici di san Vitale
- Luoghi danteschi, ultima tappa: il murale di Kobra