
Per l’avvocato Ravennate è più facile difendere gli imputati che le persone offese
Nel 2020 i giovani emiliano-romagnoli laureati in giurisprudenza che si sono iscritti all’esame di Stato per diventare avvocati erano circa 1.600 e circa un quarto di essi ha superato la prova. Nel 2023 gli iscritti all’esame in regione erano 850, poco meno della metà di tre anni prima. Un dato che la dice lunga sulla perdita di appeal della professione legale tra i giovani laureati in giurisprudenza anche a Ravenna, dove sono al lavoro circa 800 avvocati iscritti all’Albo. Il mondo dei penalisti, in particolare, è in subbuglio per le continue novità normative a cui i professionisti sono sottoposti, novità iniziate con la riforma Cartabia che proseguono incessanti anche sotto il “governo” Nordio e che sono oggetto poi di proroghe, come nel recentissimo caso del deposito telematico degli atti (ben 103 atti) che è slittato dal 20 luglio a fine anno. “Di buono a Ravenna – spiega l’avvocato Alessandro Docimo, consigliere dell’Ordine di Ravenna collega e già collaboratore nello studio di Giovanni Scudellari (legale nelle più scottanti questioni cittadine e non solo a partire, da ultimo, dal caso Cagnoni) che vede la presenza anche dell’avvocatessa Eleonora Raggi e dell’avvocato Antonio Primiani – c’è la collaborazione tra avvocati e Tribunale che si concretizza in un confronto e studio dei problemi pratici e di attuazione delle nuove disposizioni, spesso con l’adozione di protocolli operativi; questo però a testimonianza delle difficoltà e della carenza applicative delle norme varate dal Parlamento e della difficoltà di attuazione pratica”. Resta il fatto che attualmente la giustizia penale vede le persone offese in grave difficoltà a far valere i loro diritti mentre chi sbaglia ne può uscire sempre più facilmente grazie alla molteplicità di istituti, e da ultimo si è aggiunta l’introduzione e la prossima applicazione della giustizia riparativa. “Qui addirittura – spiega Docimo – si prevede che vittima e reo collaborino per la ‘redenzione’ del secondo, un percorso difficile anche da pensare in tante situazioni in cui la vittima non ha alcuna voglia di rimettersi in contatto con il colpevole del reato, si pensi ad esempio ai reati previsti dal cosiddetto codice rosso. La realtà è che oggi è più facile difendere l’imputato che la persona offesa la quale, comprensibilmente, oltre all’effetto punitivo, pretende un ristoro ed un risarcimento per i danni subiti, in alcuni casi difficilmente raggiungibile”. Tra i reati in ascesa quelli che vedono coinvolte le fasce deboli ed i reati di genere, e soprattutto quelli che hanno come protagonisti i giovani. “I reati previsti nel codice rosso e che vedono spesso vittime le donne – continua Docimo – sono molto complessi da affrontare e valutare perché, a parte i casi eclatanti, interessano spesso anche il lato psicologico delle vittime e per i Pm non è mai semplice capire la reale portata della denuncia. Per non dire che sono frequenti le remissioni di querela, a volte anche a distanza di poco tempo dai fatti denunciati, in un contesto in cui l’aumento delle separazioni genera inevitabilmente un maggior numero di conflitti che sono stati recentemente esasperati dalle restrizioni imposte dal Covid. Su tali aspetti risulta opportuna ed è in fase di valutazione l’adozione di linee guida condivise tra tutti gli operatori del diritto del territorio”. Ma quel che più impressiona è l’aumento dei reati commessi da minorenni, anche a Ravenna. “Tra i giovani – spiega Docimo – c’è l’idea dell’impunità e spesso i genitori non si rendono conto della deriva presa dai figli che non sanno nemmeno spiegare il perché di tanta violenza. Mancanza di dialogo, pochi limiti e scarsi valori sono i problemi principali dei giovani che mettono in atto atti violenti fini a sé stessi”.
Per quel che riguarda il futuro della professione – ferme restando le difficoltà per l’ingresso dei giovani che si sommano, per i più attempati, alla difficoltà a incassare le parcelle specie dai clienti privati – la chiave di volta sta nella specializzazione. “Di fatto i giovani escono dalle università che non sono neppure lontanamente in grado di sostenere l’esame da avvocato proprio per la mancanza nell’ambito accademico di una formazione specialistica – spiega Docimo – e anche la possibilità di anticipare il praticantato all’ultimo anno di studi non aiuta molto. Poi è necessaria un’alta formazione e un costante aggiornamento professionale post esame che con i cambiamenti continui nel sistema normativo sempre più informatizzato, tenere il passo non è facile”. In tutto questo, conclude Docimo, resta importante la funzione dell’Ordine, punto di riferimento importante specie per i colleghi più giovani e collegamento tra avvocati, magistrati, istituzioni e cittadini.
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Profili d’Impresa: è una rubrica dedicata alle imprese, agli imprenditori e ai professionisti di successo del territorio romagnolo.