
La vicepresidente dell’Ordine degli architetti di Ravenna racconta la sua parabola professionale dedicata principalmente al progetto di servizi
L’architettura come quel sapere (e quell’agire) che può fare la differenza tra il vivere bene e il vivere male negli spazi privati, certo, ma ancor più in quelli pubblici che definiscono l’usabilità delle strutture urbane, influenzano il piacere di viverli e la partecipazione sociale. Per Piera Nobili, vice presidente dell’Ordine degli architetti di Ravenna, la progettazione è una sfida raccolta a partire dal 1980 con l’attenzione rivolta a quei luoghi che non vorremmo frequentare, ma che fanno la differenza quando siamo in difficoltà per l’età o per la salute: si tratta dell’ambito del sociale e del sanitario, tutta quella galassia di edifici che vanno dagli ospedali alle case della salute, dai differenti modelli di residenzialità ai luoghi di aggregazione diurna rivolti a persone anziane e persone con disabilità.
Tutto comincia con la scelta di frequentare architettura a Venezia, ma prima ancora al liceo quando gli insegnanti, che allora facevano orientamento vero, le indicarono con decisione che quella della progettazione era la sua strada. “Allora Venezia era a mio parere la migliore facoltà in Italia – spiega Piera Nobili seduta al grande tavolo del suo studio di via Alberoni a Ravenna – con docenti del calibro di C. Scarpa, C. Aymonino, A. Rossi, M. Tafuri, F. Dal Co, M. Cacciari, F. Rella, V. Gregotti, P. Cervellati, G. Ciucci, E. Salzano e molti altri ancora. Dopo un periodo di lavoro non pagato in ateneo allo Iuav, come assistente di G. Leoncilli Massi, aprimmo con alcuni colleghi uno studio a Ravenna. Ci venne proposto un lavoro per quelle che allora si chiamavano case protette. Da lì si rafforzò l’interesse per la progettazione attenta alle esigenze delle persone più fragili e marginalizzate: anziani, giovani e persone con disabilità”. Tutti, o quasi, sognano di progettare “la grande architettura”, lei andò in altra direzione. La sfida da vincere era quella dell’accessibilità, dell’inclusione e del benessere ambientale per chiunque, ovvero della relazione intercorrente fra abitante e spazio costruito, così come insegnano l’ergonomia, applicata non a uno standard ma a corpi diversi, e la psicologia ambientale e architettonica.
“Non basta fare un corridoio con tre ambulatori per creare una casa della salute”, spiega Piera Nobili che, con lo Studio Othe, lavorò inizialmente soprattutto a Ravenna per poi ampliare il suo raggio di azione in regione e fuori regione. Avere incarichi a Ravenna non era facile; pertanto, cercammo e accettammo incarichi anche altrove. “L’architettura – spiega Piera Nobili – fa la differenza tra vivere bene e vivere male e trovo alcune scelte compiute discutibili. Ad esempio, per il concorso di piazza Kennedy erano arrivati progetti interessanti sotto il profilo della vivibilità di tale luogo. Il Comune decise diversamente realizzando una piazza quasi completamente pavimentata, un progetto che non ha tenuto conto del cambiamento climatico di cui parliamo da molti anni. Analoga riflessione per i nuovi uffici comunali di via Berlinguer. Nulla da dire sulla qualità architettonica dell’intervento, anche se alcune scelte compositive hanno prodotto difficoltà di allestimento interno, mentre altre connesse alla scelta dei materiali di facciata (vetro e listelli di faggio usati come brise soleil) non hanno tenuto conto del clima locale (umidità, alte temperature estive) e della conseguente manutenzione. Discorso diverso e molto più complesso, qui non è il caso di affrontarlo, merita il recente evento alluvionale che ha investito un ampio territorio provinciale. Banalizzando, metà Italia sarebbe da demolire e solo in parte ricostruire altrove, ma con quali risorse?”
Piera Nobili per dare il suo contributo al ruolo dell’architettura e allo sviluppo della professione è entrata nell’Ordine e ora ne è vicepresidente. “Oltre alla tenuta dell’Albo e del bilancio, all’espressione di pareri in merito agli onorari, alla vigilanza e tutela della professione (deontologia), il Consiglio dell’Ordine di Ravenna è impegnato a promuovere la cultura del progetto architettonico, urbanistico e della salvaguardia del territorio e, al contempo, cerca di costruire rapporti di collaborazione e reciproca fiducia con le Amministrazioni pubbliche. Ad esempio, abbiamo incontrato dirigenti e politici di diversi Enti al fine di instaurare un dialogo di confronto costante sui diversi ambiti che ci vedono reciprocamente coinvolti; abbiamo partecipato al percorso di costruzione del Piano Urbanistico Generale e abbiamo avanzato, in sede di osservazioni, diverse riflessioni.
I/le neoarchitetti/e sono in questo periodo penalizzati, non è semplice affrontare l’avvio del lavoro libero professionale, in Italia siamo molti, troppi se guardiamo alle medie degli altri paesi europei, e la concorrenza è alta. Spesso lavorano con partita IVA in studi già avviati e sono sottopagati anche dopo diverso tempo. Questo dato è emerso grazie al questionario e alle interviste che il Consiglio ha realizzato il primo anno d’insediamento con l’obiettivo di comprendere la composizione dell’Ordine ed entrare in contatto con gli e le iscritte”.
Piera Nobili, anche se ormai la parabola professionale volge al termine, ha grinta da vendere e non si stanca di insistere sul ruolo chiave dell’architettura: “Noi architetti, lo dico sempre ai giovani, dobbiamo essere coloro che organizzano al meglio gli spazi di vita delle persone, impegnandoci nella conoscenza di esigenze e desideri. Una sfida affascinante e difficile, ma da lì passa la differenza tra città vivibili e servizi che funzionano e luoghi inospitali che promuovono disagio e marginalità individuale e collettiva”.
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Profili d’Impresa: è una rubrica dedicata alle imprese, agli imprenditori e ai professionisti di successo del territorio romagnolo.